Nel Recovery Plan non viene tracciata alcuna ipotesi concreta di Riforma Pensioni ma non significa che il sistema previdenziale non rappresenti una priorità d’intervento, semplicemente non ci sono indicazioni precise nel PNRR, che vadano al di là di indirizzi generici. Né ci sono più i riferimenti specifici alla Quota 100, che precedentemente erano stati invece previsti, con l’indicazione specifica di superarla privilegiando la pensione anticipata degli addetti a mansioni logoranti.
In particolare, è sparito dal testo il riferimento precedentemente inserito nella prima bozza, secondo cui “la fase transitoria di applicazione della cosiddetta Quota 100 terminerà a fine anno e sarà sostituita da misure mirate a categorie con mansioni logoranti”. Nelle raccomandazioni specifiche per il nostro Paese, la UE richiede di attuare pienamente le passate riforme pensionistiche al fine di ridurre il peso delle pensioni di vecchiaia nella spesa pubblica e creare margini per altra spesa sociale e spesa pubblica favorevole alla crescita. E questo è l’unico riferimento alla Riforma Pensioni che resta nel testo del PNRR trasmesso alle Camere il 24 aprile.
La richiesta UE di attuazione delle passate riforme pensionistiche a margine del PNRR e del Recovery Plan sembra in linea con lo stop alla sperimentazione della Quota 100, un obiettivo che fra l’altro è condiviso fra istituzioni e parti sociali. Il punto è in che modo intervenire con nuovi strumenti di flessibilità in uscita che evitino lo scalone dopo fine 2021. Resta in pole position l’ipotesi della Quota 102, una nuova forma di pensionamento anticipato con 64 anni di età e 38 di contributi. Ma non si escludono altri ipotesi, anche di proroga di misure esistenti, come l’Opzione Donna, le pensioni usuranti e gravosi.
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Riforma Pensioni 2022
La Riforma Pensioni resta comunque in agenda, in considerazione del fatto che in mancanza di nuove regole a fine 2021 si determina uno scalone previdenziale da gennaio 2022, che il Legislatore ha indicato, a più riprese, di voler evitare. Ma al momento tutto tace.
Le proposte del sindacato sulla riforma pensioni vanno nella direzione di migliorare l’impianto previdenziale nel suo complesso. Sulla previdenza, i sindacati chiedono in particolare di riaprire al più presto il tavolo al ministero del Lavoro. «Bisogna evitare a tutti i costi un nuovo scalone a 67 anni ed un altro fenomeno esodati, segnala il segretario della Cisl, Luigi Sbarra, secondo il quale «assicurare l’uscita volontaria dal mercato del lavoro a partire da 62 anni o realizzare l’obiettivo di 41 anni di contributi a prescindere dall’età» sono aspetti di cui bisogna subito parlare con il Governo. «Speriamo che la Commissione di studio su lavori gravosi ed usuranti venga convocata al più presto per confrontarsi anche con le parti sociali su questo tema. Ma non basta. Ci sono i lavoratori fragili, le donne particolarmente penalizzate dalle riforme degli ultimi 20 anni, i giovani che con carriere frammentarie e basse retribuzioni avranno pensioni contributive molto basse per i quali bisogna iniziare a ragionare su una pensione contributiva di garanzia.