La Riforma delle Pensioni attesa per fine anno potrebbe non trovare attuazione nel breve periodo, se non limitatamente ad un adeguamento dei requisiti anagrafici che riducano lo scalone di cinque anni previsto dal primo gennaio 2022, quando non sarà più applicabile la Quota 100. Il ministro del Lavoro Andrea Orlando, pur riconoscendo la necessità di studiare un paracadute entro fine anno, ha rimarcato la scarsità di risorse pubbliche da destinare alla riforma del sistema previdenziale, che nei piani originari doveva essere organica e articolata in una pluralità di interventi.
In base alle anticipazioni del Ministro, prima ci sono da affrontare due altre priorità, divenute impellenti a causa del perdurare della crisi Covid: la riforma degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive per il lavoro.
Per quanto riguarda la riforma delle pensioni, Orlando ha dichiarato:
abbiamo attivato delle commissioni di lavoro e di studio sulla previdenza, per capire cosa ha funzionato e cosa ha prodotto Quota 100.
Ma il messaggio di fondo è chiaro: lo scenario è cambiato, o meglio gli effetti socio-economici della pandemia richiedono al Ministero un intervento organico in materia di sostegni al mercato del lavoro, considerato che la cassa Covid è una misura straordinaria che necessità una previsione di integrazione nell’attuale sistema di ammortizzatori ordinari. Senza contare il dilagare della disoccupazione che, quando terminerà il blocco dei licenziamenti, potrebbe esplodere in maniera drammatica. Da qui la necessità di pensare a strumenti di ricollocamento che vadano oltre il flop del Reddito di Cittadinanza e del suo patto per il lavoro.
Dunque, per adesso niente Riforma Pensioni. Csì come potrebbero essere messe in stand by pe diverse proposte degli esperti in materia previdenziale, che spingono per un inserimento strutturale di formule di flessibilità in uscita eque e sostenibili.
Non diventerà un tema di priorità politica finché non avremo avviato il lavoro su altre due questioni che ritengo in questo momento più importanti: la riforma degli ammortizzatori e l’avvio di un confronto con le regioni sulle politiche attive.
Resta da capire come il Governo intende affrontare il dopo Quota 100 e come valuta l’introduzione di formule di pensioni alternative, magari “a tempo” per lo scivolo pensionistico (utile anche ad un ricambio generazionale che potrebbe rivelarsi strategico per il Paese in questo momento, soprattutto nella PA) come ad esempio la Quota 102 e la pensione anticipata senza scatti.
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La Riforma richiede comunque tempi lunghi ed una concertazione attenta. Anche per questo i sindacati chiedono comunque al Ministro Orlando di riattivare i tavoli sui temi previdenziali non appena possibile.