Tratto dallo speciale:

Smart working: italiani confusi e stanchi

di Anna Fabi

16 Marzo 2021 15:12

Smart working, aumentano gli italiani stanchi del lavoro solo da remoto e che vorrebbero poter tornare anche in ufficio: l'analisi di PMI.it e T-Voice.

Il Coronavirus ha dato una spinta importante all’adozione di modelli di smart working. Una modalità di lavoro oggi fondamentale per garantire la continuità delle attività economiche, richiedendo però un cambiamento culturale che va accompagnato da ulteriori tutele e strumenti che permettano di lavorare da remoto in maniera sostenibile. L’argomento sta suscitando molto interesse online, soprattutto dopo la chiusura delle scuole in zona rossa e con le nuove regole dell’ultimo Decreto Covid. Vediamo cosa ne pensano gli italiani in base a quanto emerso dall’analisi di PMI.it eT-Voice sul tema “Smart working” , nella rilevazione su Web e principali Social Network nel mese di febbraio 2021.

=> Covid: diritto allo smart working con le scuole chiuse

Smart working: i temi caldi

Osservando il trend legato agli hashtag più utilizzati, oltre alle tematiche strettamente legate allo smart working, al remote working, al telelavoro, al lavoro da casa e alla flessibilità, si notano quelli legati al Governo Draghi e ai suoi ministri, come quello della PA, Renato Brunetta, nella cui Riforma imminente il lavoro agile sarà il punto cruciale della contrattazione. Eppure, dalle voci del Web emerge la richiesta da parte che i dipendenti pubblici tornino in ufficio.

Si parla ovviamente anche di Covid-19, pandemia e lockdown, lasciando trasparire molta stanchezza e stress per la situazione che a un anno di distanza non sembra affatto migliorata, ma anche tanta voglia di socializzazione a partire dal ritorno in ufficio, in merito al quale però sembra esserci però anche paura di rischio contagio. Tra i temi caldi ci sono anche gli ammortizzatori sociali e il diritto alla disconnessione.

Interessante notare anche hashtag legati ai temi della sicurezza, o meglio alla cybersecurity e alla produttività sui quali inevitabilmente si sono accesi i riflettori ora che tantissime imprese e professionisti stanno proseguendo le proprie attività lavorando su Internet. Infine, anche in Rete in Italia si continua a confondere il lavoro agile (modalità di svolgimento del proprio lavoro con il medesimo contratto di chi sta in sede) con il telelavoro (tipologia di contratto a sé).

Smart working o ufficio?

Gli italiani confermano la propria preferenza: lavorare sia in ufficio che da casa. Rispetto alla precedente analisi, tuttavia, la percentuale è scesa dal 76,78% al 51,55%. In parallelo è cresciuto il numero di coloro che vorrebbero tornare fissi in ufficio, con una percentuale passata dal 13,58% al 33,43%. La percentuale di coloro che, potendo scegliere, lavorerebbero solo da casa è passata dal 9,64% al 15,02%.

Ma coloro che vorrebbero lavorare sia da casa che dall’ufficio, come si dividerebbero tra queste due modalità?

  • il 38,79% sceglierebbe di restare a casa massimo un giorno a settimana, contro il 15,76% del mese precedente;
  • il 52,23% lavorerebbe da casa 2-3 giorni a settimana (era l’80,74%);
  • il rimanente 8,98% sceglierebbe di stare a casa 4-5 giorni a settimana, contro il precedente 3,5%.

=> Congedo Covid se non attivabile lo smart working

I vantaggi dello smart working

Tra i principali vantaggi dello smart working passa al primo posto la conciliazione della vita privata/lavorativa con una percentuale salita dal 16,31% al 39,43%, scende al secondo posto il minore stress, ma con una percentuale passata dal 66,8% al 38,83%, legato principalmente alle trasferte casa-lavoro. Sale la percezione di un miglioramento della produttività (14,77% contro 10,36%), mentre resta stabile quella legata alla sostenibilità ambientale.