Nuovi strumenti di conciliazione lavoro famiglia con causale Covid in vista delle restrizioni del nuovo DPCM in vigore dal 6 marzo: come annunciato dal Ministro dei Rapporti con le Regioni, Mariastella Gelmini, per far fronte alla sospensione dell’attività scolastica in presenza (con relativa DAD) nelle zone in cui per legge scatta la chiusura delle scuole tornano i congedi parentali straordinari retribuiti al 50%, sperimentati nel 2020, per andare incontro alle nuove esigenze dei genitori lavoratori alle prese con il lockdown prima e le quarantene da Coronavirus poi.
Nel 2021 non erano stati prorogati ma il nuovo scenario di rischio li rende necessari: non solo (almeno per il prossimo mese) le scuole chiudono nelle zone rosse ma anche le Regioni possono stabilire lo stop alle attività didattiche in presenza nei territori in cui il rischio contagio è particolarmente alto, indipendentemente dalla collocazione cromatica del territorio.
Dunque, il congedo parentale Covid sarà ripristinato con il prossimo decreto Sostegno (l’ex Ristori 5) atteso a giorni, al massimo entro metà marzo. In sede di conferenza stampa di presentazione del nuovo DPCM, Gelmini ha spiegato che ci saranno a disposizione 200 milioni di euro per finanziare questi congedi parentali. Non ci sono però ulteriori dettagli operativi sulla misura in preparazione. La regola 2020 era la seguente: per i genitori con un figlio a casa da scuola, congedo parentale straordinario fino a 30 giorni, utilizzabile alternativamente, a determinate condizioni (niente congedo se uno dei due genitori non lavora).
Ci sono altre regole di volta in volta modificate, sui quali bisogna quindi attendere la nuova normativa. Ad esempio, il diritto ai congedi straordinari nel caso di genitori in smart working. Inizialmente era stato previsto, poi per alcune tipologie di congedo (figli in quarantena da scuola) è stato escluso (prevedendo il congedo solo se nessuno dei con genitori poteva lavorare in smart working). Altro punto da chiarire, la possibilità di scegliere, invece del congedo, il bonus baby sitter. Le certezze si avranno solo quando verrà effettivamente approvato il decreto Sostegno.
Nel frattempo, chiariamo quali sono le nuove regole sulla chiusura delle scuole. E’ automaticamente disposta, per tutte le scuole di ogni ordine e grado, nelle zone rosse. Attualmente ci sono due Regioni rosse, la Basilicata e il Molise. E molte mini zone rosse (in alcuni Comuni o intere province in Piemonte, Toscana, Lazio, Abruzzo, Sicilia). Ci sono anche molte zone arancione scuro (in Lombardia, Emilia Romagna), e territori in cui sono previste ordinanze locali di lockdown (Bolzano), in cui ci sono restrizioni sull’attività didattica nelle scuole. in questi casi, però, bisogna consultare bene le ordinanze regionali per conoscere le regole precise, che possono prevedere la chiusura solo di alcune attività scolastiche e non di altre (ad esempio, nelle zone arancione rafforzato della Lombardia sono chiusi anche gli asili, in quelle dell’Emilia Romagna no). Quindi, per riassumere:
- zone rosse: per effetto del Dpcm, sono sempre chiusi i servizi educativi per l’infanzia, tutte le scuole di ogni ordine e grado, e le università. Ci sono una serie di specifiche eccezioni relative ai corsi specialistici di alcune discipline mediche negli atenei;
- zone arancione rafforzato: la chiusura delle scuole è regolamentata dalle ordinanze regionali, che quindi bisogna consultare;
- zone gialle e arancioni: attività in presenza nei servizi per l’infanzia, asili, scuole elementari e medie, le superiori fanno attività didattica in presenza almeno al 50% degli studenti fino a un massimo del 75%, le restanti attività sono in DAD (didattica a distanza);
- zone bianche: scuole aperte.
Indipendentemente dalla collocazione cromatica, i presidenti di Regione possono disporre la chiusura delle scuole anche nei seguenti casi:
- contagi sopra i 250 casi ogni 100mila abitanti per una settimana consecutiva;
- motivata ed eccezionale situazione di peggioramento del quadro epidemiologico.