Tratto dallo speciale:

Come per far ripartire l’occupazione grazie al Recovery Plan

di Anna Fabi

9 Febbraio 2021 09:00

Le proposte dei Consulenti del Lavoro al Governo Draghi per rilanciare l'economia e il mercato, finanziando le riforme con il Recovery Plan.

Licenziamenti, reddito di cittadinanza, smart working, ammortizzatori sociali, progetti locali: sono priorità che, secondo i Consulenti del Lavoro, bisogna affrontare con i prossimi provvedimenti economici del Governo e soprattutto in sede di Recovery Plan. Da una parte, ci sono richieste immediate per tutelare il mercato del lavoro, alle prese con la crisi economica determinata dall’emergenza Coronavirus, dall’altra l’esigenza di pensare a politiche di sistema, che mettano le basi per la ripresa dell’economia. «Per pianificare gli interventi necessari è quanto mai opportuno partire dalle criticità emerse nella gestione di questo lungo periodo di pandemia, intervenendo con riforme di sistema anche tramite i fondi che saranno assegnati al Recovery Plan», sintetizza Marina Calderone, presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro.

Licenziamenti e ricollocamento

Innanzitutto, un tema che riguarda sia l’immediato sia le prospettive future del mercato del lavoro, ovvero il blocco dei licenziamenti. E’ previsto fino al prossimo 31 marzo ed è uno dei temi che il nuovo Governo Draghi dovrà affrontare prioritariamente. Il motivo: si stima che «con lo sblocco dei licenziamenti, le piccole e medie imprese registreranno un calo dell’occupazione di 1 milione di posti di lavoro a causa dell’emergenza».

Da una parte, ci sono le proposte di prolungare il blocco oltre il 31 marzo. Dall’altra, si pone una questione più di lungo periodo, perché «il problema non è quando interrompere il divieto, ma come gestirne le conseguenze. Prorogare il blocco, senza avere le idee chiare su cosa fare dopo, è solo un modo per procrastinare il problema». Le proposte: intervenire a tutela delle aziende in difficoltà così da metterle nelle condizioni di assumere, riformare le politiche attive del lavoro, che in questi anni ha mostrato tutti i limiti strutturali di cui soffre.

RdC e politiche attive

E qui si collega il tema del reddito di cittadinanza, una riforma «rimasta incompleta», e che di conseguenza poco efficace. Non tanto nella parte relativa alle politiche passive, dove ha svolto un importante ruolo assistenziale durante la pandemia, quanto per quella relativa alle politiche attive, rimaste ferme alla previsione normativa mai attuata. Le proposte: attivare strumenti necessari al rientro del lavoratore espulso dal mercato, riorganizzando i Servizi per il lavoro, rivalutando ruolo e missioni dell’ANPAL, dei centri per l’impiego, del collocamento privato; puntare su digitalizzazione del sistema dell’incontro fra domanda e offerta di lavoro, formazione e riqualificazione dei lavoratori.

Ammortizzatori

Sul fronte degli ammortizzatori sociali, strumento fondamentale per gestire la crisi economica e occupazionale nei mesi della pandemia, l’idea dei consulenti del lavoro è l’Ammortizzatore Sociale Unico, attraverso una semplificazione burocratica.

Lavoro agile

Va poi dedicata particolare attenzione allo smart working e alle nuove modalità di lavoro. Qui, secondo i consulenti del lavoro, «la scommessa è trasformare l’eccezionalità del caso in veri e propri nuovi modelli organizzativi aziendali, il cui confine potrebbe essere infinito se accompagnati da una lungimirante politica mirata ad aprire ulteriori spazi di sperimentazione e progettazione. Questa nuova dimensione riguarda le aziende, ma anche i territori e potrebbe essere associata ad azioni che puntano sulla sostenibilità ambientale ed economica dell’intero sistema».

Opere in stallo

Infine, c’è la necessità dio far ripartire in tempi il più possibile rapidi l’economia, utilizzando i fondi del Recovery Plan. In particolare, si propone di sbloccare subito risorse per finanziare moltissime opere, piccole e grandi, necessarie per i Comuni, ma ferme perché prive di coperture.