Che le donne rappresentino una delle categorie più colpite dagli effetti della pandemia globale è ormai un dato di fatto, confermato dalle stesse imprenditrici che affermano di aver registrato un impatto negativo sul proprio business. Secondo quanto emerge dalla quarta edizione del Mastercard Index of Women Entrepreneurs (MIWE), dietro questa dinamica si c’é la la sproporzionata rappresentanza nei settori più colpiti dalla crisi, ma anche il divario di genere digitale.
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La classifica vede Israele posizionarsi in prima posizione tra i 58 paesi esaminati a livello globale relativamente alle condizioni imprenditoriali fortemente favorevoli per le donne, seguito dagli Stati Uniti e dalla Svizzera.
Per quanto riguarda l’Italia, che ricopre il 42esimo posto nella classifica, la pandemia sembra aver acuito un divario di genere già ampiamente diffuso in termini di occupazione, inclusione finanziaria e opportunità accademiche.
Non mancano, tuttavia, le nuove iniziative normative e legislative per introdurre novità nel campo del “parental leave” e nella tutela della maternità sul posto di lavoro. A crescere, inoltre, è la percezione culturale della donna come imprenditrice e figura leader di un’attività imprenditoriale. A subire un incremento è stato anche il supporto alle PMI guidate da donne (+41%) e all’attività imprenditoriale femminile (+17,3%).
La ricerca, inoltre, delinea uno scenario positivo per il futuro dell’imprenditoria femminile, sottolineando come la crisi Covid possa trasformarsi in un acceleratore del progresso verso l’uguaglianza di genere. Basti pensare alle storie di empowerment femminile di successo e agli esempi virtuosi di donne che hanno saputo prendere il comando in circostanze del tutto straordinarie (il primo ministro neozelandese Jacinda Ardern, il cancelliere tedesco Angela Merkel e il primo ministro finlandese Sanna Marin).