Le pensioni dal prossimo primo gennaio saranno rivalutate dello 0,1%, pur in presenza di inflazione negativa. Viene recuperata così la minor indicizzazione programmata di quest’anno, rispetto all’andamento reale dell’indice dei prezzi al consumo, mentre il previsionale 2021 è pari a zero (in realtà, siamo in deflazione, ma non si possono applicare valori inferiori a zero all’indicizzazione delle pensioni).
Il consueto decreto sulla perequazione automatica delle pensioni è pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 24 novembre. Stabilisce che la percentuale di variazione per il calcolo della perequazione 2019/2020 è pari allo 0,5%. Il previsionale dello scorso anno, in base al quale sono state calcolate le pensioni 2020, era pari allo 0,4%, quindi c’è uno 0,1% da recuperare.
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La percentuale di variazione che invece verrà applicata, sempre dal prossimo mese di gennaio, al 2021, è pari a zero, pur in presenza di un tasso previsionale negativo dello 0,3% (che, come detto, non si può utilizzare per il calcolo delle pensioni, che non possono mai scendere).
Il risultato, quindi, è che il conguaglio 2021 è appunto pari allo 0,1%, che verrà applicato a partire dal prossimo mese di gennaio.
Ricordiamo che questa percentuale viene applicata solo alle pensioni fino a quattro volte il minimo, che in base alla normativa attualmente in vigore sulla perequazione ( comma 260 legge 145/2018) sono indicizzate al 100%. Si tratta di assegni fino a 2mila euro lordi al mese, che quindi vengono rivalutati dello 0,1%. I trattamenti più alti, invece, vengono rivalutati solo parzialmente, con la seguente modulazione:
- fra quattro e cinque volte il minimo (fra 2mila 500 e 3mila euro): l’indice di perequazione è al 77%, quindi il conguaglio 2021 è pari allo 0,07%.
- Fra cinque e sei volte il minimo (da 3mila a 3mila 500 euro): si rivalutano allo 0,52%, quindi l’indice che si applica nel 2021 è pari allo 0,052%.
- Fra sei e otto volte il minimo (da 3mila 500 a 4mila 500 euro): rivalutazione 2021 dello 0,047%.
- Fra otto e nove volte il minimo 8da 4mila 500 a 5mila euro): rivalutazione 2021 allo 0,045%.
- Sopra nove volte il minimo (5mila euro): rivalutazione dello 0,04%.
In termini assoluti significa comunque un incremento che non supera nella migliore delle ipotesi i trenta euro annui.
Ricordiamo infine che sulle pensioni d’oro, superiori a 100mila euro lordi annui, c’è invece il taglio previsto sempre dalla manovra 2019, che va dal 15 al 40%, in base all’importo dell’assegno previdenziale.
Intanto, nei giorni scorsi il Ministero del Lavoro ha comunicato anche la variazione del tasso di capitalizzazione dei montanti contributivi relativo all’anno 2020, che cresceranno dell’1,92%. Riguarda le pensioni che avranno decorrenza a partire dal 1° gennaio 2021. Il tasso si applica alla parte contributiva di tutte le pensioni INPS (di vecchiaia, di anzianità, di invalidità).