Lo smart working durante il primo lockdown di primavera ha permesso di garantire la continuità del lavoro in un momento delicato che si è trasformato in una nuova normalità.
Secondo quanto emerso dalla seconda fase della ricerca “Le modalità lavorative dopo il lockdown: quale Smart Working?” di ANRA (Associazione Nazionale dei Risk Manager) e Aon, solo il 16% dei lavoratori è rientrato in sede dall’inizio della ripresa delle attività. Chiamati a fare una previsione a 6 e 18 mesi, il 52% stima di continuare a lavorare in modalità mista e solo il 24% ipotizza un completo rientro.
L’esperienza dello smart working è stata apprezzata, tanto che il 58% dei lavoratori vorrebbe bilanciare durante la settimana giornate in ufficio e lavoro da remoto, privilegiando il secondo. Per quanto riguarda l’impatto sulla società, la maggioranza ritiene che i benefici superiori ai lati negativi.
Del lavoro agile si preferisce la flessibilità, mentre tra le criticità emergono le difficoltà di natura organizzativa e comunicativa. Alcune problematiche emerse ad aprile, invece, sembrano ora superate: pianificazione, gestione e controllo delle attività a distanza sembrano costituire una difficoltà superabile.
Dal punto di vista anagrafico, poco più del 30% degli over 56 tra maggio e settembre ha continuato a lavorare da casa, contro il 60% degli under 35. Per quanto riguarda il genere, più della metà del campione femminile (54%) ha lavorato a distanza, il 35% tra gli uomini. Non a caso, è il 75% delle donne ad affermare di poter svolgere in remoto una quantità maggiore del proprio lavoro, contro il 65% della controparte.
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Secondo Enrico Vanin, AD Aon, la tecnologia non è finalizzata a spersonalizzare il lavoro ma può potenziarsi con l’interpretazione della componente umana: “credo si andrà via via verso una Leadership Collaborativa, che abolirà statici ruoli e gerarchie e sarà in grado di perseguire risultati ambiziosi per l’azienda e la comunità in cui opera. I leader di domani dovranno essere adattabili e proattivi al cambiamento, curiosi di sperimentare l’inedito e dotati di social intelligence“.
Questa skill permette di ascoltare empaticamente le persone con cui si lavora, di sostenerle e spingerle ad esprimere il loro pieno potenziale.