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Smart working, regole del Dpcm per imprese e PA

di Barbara Weisz

27 Ottobre 2020 13:08

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Smart working fortemente raccomandato nelle imprese, le pubbliche amministrazioni devono applicarlo almeno al 50% dei dipendenti, il caso dei genitori e dei lavoratori fragili: il punto dopo il Dpcm anti-Covid.

La novità più rilevante in tema di smart working contenuta nel Dpcm 24 ottobre riguarda il fatto che il lavoro agile torna ad essere fortemente raccomandato alle imprese del privato: non è più solo consentito in modalità semplificata, ma di fatto tutte le imprese sono chiamate a utilizzare la modalità di lavoro a distanza per tutte le attività che lo consentono.

Attenzione: resta la limitazione in base alla quale lo smart working è semplificato solo fino al 31 dicembre.

Vediamo tutte le regole alla luce dei diversi provvedimenti che si sono sovrapposti.

Il Dpcm 24 ottobre si occupa di smart working sia in relazione al lavoro nel privato sia per quanto riguarda le pubbliche amministrazioni. Il comma 3 dell’articolo 1 del decreto stabilisce che nelle pubbliche amministrazioni lo smart working va applicato almeno al 50% dei dipendenti con mansioni compatibili con questa modalità di lavoro.

Era la stessa percentuale già ] prevista dal decreto Rilancio (articolo 263, comma 1, decreto 34/2020), quindi sostanzialmente non ci sono modifiche. Il successivo comma 5 del Dpcm aggiunge che, per i datori di lavoro del privato, «è fortemente raccomandato l’utilizzo della modalità di lavoro agile».

Successivamente, il decreto Rilancio aveva stabilito la possibilità per le imprese di ricorrere al lavoro agile semplificato (con una procedura più veloce, senza bisogno degli accordi individuali), per tutto il periodo di emergenza Covid. In sostanza, il fatto che il Dpcm torni a raccomandare fortemente lo smart working, pur non introducendo una stringente novità normativa, rappresentando un forte impulso in questo senso da applicare anche nelle aziende che, per esempio, dopo l’estate erano tornate a privilegiare il lavoro in presenza.

Entrambe le disposizioni sopra riportate (il 50% nella PA e lo smart working semplificato) sono valide fino al prossimo 31 dicembre 2020. Lo prevede il decreto Rilancio, a cui il nuovo Dpcm fa riferimento. E’ un elemento importante, perché significa che le attuali regole sullo smart working hanno un limite temporale diverso rispetto alla fine dello stato d’emergenza (attualmente previsto il 31 gennaio).

In realtà, ci sono norme sullo smart working che invece si applicano già a legislazione vigente anche dopo il prossimo 31 dicembre. I genitori di figli fino a 14 anni possono lavorare in modalità agile se lo studente è a casa da scuola per quarantena disposta dall’autorità sanitaria. Questo diritto spetta ai genitori alternativamente (nel senso che non hanno diritto entrambi allo smart working negli stessi giorni, mentre possono eventualmente alternarsi). Le regole precise sono contenute nell’articolo 21 bis del decreto agosto.

Diritto al lavoro agile, per tutta la durata dello stato d’emergenza (quindi, fino al 31 gennaio), per i lavoratori fragili, che in considerazione di patologie specifiche o dell’età sono maggiormente esposti al virus in base alle valutazioni del medico competente (articolo 90, comma 2 dl 34/2020).

Infine, si attendono novità in questo senso nel 2021: il Dpb, documento programmatico di Bilancio, prevede un ddl in materia di lavoro agile nella pubblica amministrazione. In ogni caso, sembra probabile che anche nel privato in vista possa esserci un coordinamento fra l’andamento dell’epidemia e le norme che facilitano lo smart working.