Una conferma e una novità nel dibattito sulle pensioni, entrambe anticipazioni del presidente del consiglio, Giuseppe Conte: la Quota 100 non verrà rinnovata oltre la scadenza di fine 2021 e la riforma in preparazione potrà prevedere uscite differenziate, in termini di età pensionabile, in base alla professione. Ed è quest’ultima la novità allo studio dei tecnici del Governo.
“Un professore universitario vorrebbe lavorare a 70 anni, mentre in tanti lavori usuranti non possiamo prospettare una vita lavorativa così lunga. Dobbiamo avere il coraggio di differenziare” ha spiegato Conte, che prevede di incaricare una delle commissioni istituite con la legge di Bilancio 2020 di fissare criteri precisi relativi alle caratteristiche e alla gravosità delle professioni, che siano prese come base per stabilire le diverse età pensionabili.
Si tratta, sostanzialmente, dell’attuazione delle norme previste dal comma 474 della legge 160/2019, la manovra 2020, che ha istituito due commissioni: una per studiare «la gravosità delle occupazioni, anche in relazione all’età anagrafica e alle condizioni soggettive dei lavoratori e delle lavoratrici», l’altra per la «classificazione e comparazione, a livello europeo e internazionale, della spesa pubblica nazionale per finalità previdenziali e assistenziali». In entrambi i casi, è previsto che le commissioni concludano i lavori entro la fine di quest’anno.
La novità, come detto, è relativa all’ipotesi di utilizzare i lavori di queste commissioni per differenziare il requisito anagrafico in base alla tipologia di occupazione.
Lo stop alla Quota 100, invece, è sostanzialmente una conferma: è una misura sperimentale prevista fino al 31 dicembre 2021 e, dalle parole di Conte, si deduce che l’intenzione dell’esecutivo resta quella di arrivare alla naturale scadenza (niente stop anticipato a fine 2020) senza però ulteriori proroghe.
La Quota 100, come noto, consente di ritirarsi con 62 anni di età e 38 di contributi (in presenza di una serie di requisiti). Il punto è che, dal primo gennaio 2022, quando termina la sperimentazione, si crea il famoso scalone per cui ci vorranno di nuovo 67 anni per andare in pensione di vecchiaia. Nel frattempo, però, interverrà la riforma pensioni in preparazione, con nuove misure di flessibilità in uscita.
Le ipotesi allo studio sono diverse: si parla di una nuova possibilità di pensione anticipata a 64 anni, con 37-38 anni di contributi e una penalizzazione sull’assegno che dipende dagli anni di anticipo. E di un’uscita invece con requisiti inferiori sia di età sia di contribuzione per alcune categorie di lavoratori usuranti.
Ma sono tutte ipotesi. In realtà c’è un negoziato in corso al ministero del Lavoro con i sindacati che metterà punto una proposta precisa. Era previsto un incontro venerdì 25 settembre, slittato a causa della quarantena volontaria della ministra del Lavoro Nunzia Catalfo. Restano invece molto probabili le conferme di Opzione Donna e APE Social nella manovra 2021.