Entro sei mesi una struttura informatica che colleghi i sistemi regionali e consenta di far partire l’App per l’incontro fra domanda e offerta di lavoro: è una delle richieste urgenti che il Premier Giuseppe Conte ha presentato alle Ministre del Lavoro e dell’Innovazione sul Reddito di Cittadinanza.
Ormai prossimo alla prima scadenza (in ottobre terminano i 18 mesi per i primi richiedenti, che quindi dovranno nuovamente fare domanda se hanno ancora i requisiti), il RdC resta ancora privo di strumenti fondamentali.
Così com’è, «rischia di essere una misura assistenziale senza progettualità», e «non può funzionare» ha sottolineato il Presidente del Consiglio, che negli ultimi giorni si è più volte riunito per affrontare la questione con le ministre Nunzia Catalfo e Paola Pisano, nonché con il presidente ANPAL (Agenzia Nazionale Politiche Attive Lavoro), Domenico Parisi.
Il Governo, dunque, lavora per dare una sorta di giro di vite allo strumento, con un obiettivo preciso: rafforzare gli elementi che favoriscano il reinserimento nel mondo del lavoro dei percettori del reddito di cittadinanza.
Criticità da superare
Ci sono diversi punti deboli, in particolare relativi alla ricerca di lavoro. L’ANPAL ha 20 diversi sistemi informatici regionali nei quali confluiscono le domande e le offerte, una frammentazione che rende difficoltoso anche il lavoro dei Navigator. E qui c’è la prima esigenza: creare un’unica infrastruttura informatica nazionale. Che consentirebbe alle aziende di reperire professionalità adeguate anche fuori regione.
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E’ un passaggio fondamentale, anche per rendere coerente il funzionamento della macchina RdC con la normativa di riferimento. Come è noto, chi percepisce il Reddito di Cittadinanza deve rivolgersi alle agenzie per il lavoro entrando in un percorso di ricollocazione (Patto per il Lavoro). E deve poi accettare eventuali offerte (non si possono rifiutare più di tre offerte congrue, con ulteriori paletti relativi alla distanza da casa). Un impianto legislativo che punta al reinserimento nel mondo del lavoro ma che non trova corrispondenza nell’applicazione.
In base ai dati, su circa 3 milioni di titolari di RdC sono poco più di un milione ad aver sottoscritto il Patto per il Lavoro, circa 200mila ad aver trovato lavoro, spesso di breve durata.
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Novità in arrivo
Dunque, la prima esigenza è mettere a punto la struttura informatica che supporti le agenzie per il lavoro nel reinserimento occupazione dei percettori. In base alle indiscrezioni che filtrano sugli incontri, il Premier su questo è stato categorico: entro sei mesi la struttura deve essere pronta. Successivamente, si dovrà pensare a creare una App nazionale, che renda ancora più agevole l’incontro fra domanda e offerta di lavoro. In questo modo, si facilitano la ricerca di lavoro dei candidati e il recruiting delle imprese.
Non solo: la digitalizzazione delle procedure rende più difficile anche eventuali comportamenti furbetti, di mantenimento dell’ammortizzatore sociale pur senza accettare offerte di lavoro.
Prossime scadenze
Intanto, come detto, il reddito di cittadinanza è giunto al primo giro di boa. Introdotto nel gennaio 2019 e partito nel successivo mese di aprile, per i primi percettori a ottobre terminano i 18 mesi che rappresentano il periodo massimo di fruizione.
In realtà, è possibile presentare nuova domanda, aspettando un mese dal momento in cui sono terminati i primi 18 mesi.
In caso di rinnovo, lo ricordiamo, i paletti relativi all’obbligo di accettare offerte di lavoro diventano più stringenti, nel senso che in base alla legge si considera congrua (e non si può rifiutare) un’offerta ovunque sia collocata nel territorio italiano anche nel caso si tratti di prima offerta.