Talenti incompresi in aumento: scenari di mercato

di Anna Fabi

10 Settembre 2020 08:28

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Il report della CGIA sulla sovraistruzione in Italia fa luce sulle ripercussioni in ambito occupazionale e sulle strategie per contrastarla.

In Italia sono oltre 5.800.000 gli occupati sovraistruiti. Un lavoratore su quattro, in pratica, svolge una professione per la quale viene chiesto un titolo di studio inferiore a quello conseguito. Secondo il report dell’Ufficio Studi della CGIA, l’incidenza degli occupati sovraistruiti è in costante aumento, tanto che negli ultimi 10 anni il numero è cresciuto di quasi il 30%.

Una situazione che, secondo il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo, si deve alla mancata corrispondenza tra le competenze specialistiche richieste dalle aziende e quelle possedute dai candidati.

Non va nemmeno dimenticato che grazie al ricambio generazionale registrato in questi anni sono usciti dal mercato del lavoro tanti over 60 con livelli di istruzione bassi che sono stati rimpiazzati da giovani diplomati o laureati senza alcuna esperienza professionale alle spalle.

La sovraistruzione, in ogni caso, molto spesso attiva meccanismi di demotivazione che condizionano negativamente il livello di produttività del lavoratore, innescando situazioni di malessere che possono coinvolgere interi settori o reparti produttivi.

Le strategie per combattere la sovraistruzione, secondo la CGIA, passano dalla riduzione dello scollamento tra domanda e offerta di lavoro e vedono le PMI impegnate in un ruolo fondamentale: i dipendenti delle piccole e medie imprese, infatti, dispongono di conoscenze di natura tecnico/professionale e di competenze operative ed esperenziali spesso estese e complesse.

Dal punto di vista territoriale, il triste primato degli occupati sovraistruiti è detenuto dall’Umbria, seguita da Abruzzo, Basilicata, Molise e Lazio. Percentuali più basse, invece, si riscontrano in Piemonte, Lombardia e Trentino Alto-Adige.