Riparte il tavolo pensioni, con un obiettivo di breve termine (le misure da inserire nella prossima manovra economica) e uno di ampio respiro (una riforma organica che affronti una volta per tutte il nodo della flessibilità in uscita).
L’appuntamento che era in agenda per martedì 8 settembre e dedicato alla prossima Legge di Stabilità 2021 è slittato, probabilmente si ripartirà il 16 settembre, quando era previsto di entrare nel merito della riforma previdenziale (con un ulteriore slittamento al 25 settembre per questo secondo vertice).
Riforma Pensioni 2022
Nel 2022, con la fine della sperimentazione Quota 100 (che consente di ritirarsi a 62 anni di età e 38 anni di contributi), si crea una sorta di scalone per cui da un giorno all’altro (dal 31 dicembre 2021 al primo gennaio 2022) aumenta di cinque anni il requisito per andare in pensione. Archiviata questa formula agevolata, a legislazione vigente si torna infatti al requisito anagrafico dei 67 anni della pensione di vecchiaia o quello contributivo per la pensione anticipata, pari a 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne.
La riforma pensioni vera e propria dovrà quindi affrontare questo nodo, prevedendo eventuali norme forme di flessibilità in uscita di tipo strutturale.
Sul tavolo ci sono diverse ipotesi, che vanno dalla quota 41 (pensione anticipata con 41 anni di contributi) alla pensione a 62 anni con una contribuzione minima, che potrebbe essere inferiore ai 38 anni previsti per la quota 100. Ma, contrariamente a quanto succede con la Quota 100, con un ricalcolo della pensione ed una penalizzazione per ogni anno di anticipo.
=> Riforma pensioni: ipotesi di anticipo a 62 anni
Pensioni in Manovra 2021
Nel frattempo, bisogna stabilire quali interventi inserire subito nella manovra 2021: qui il discorso sembra più fluido. Si pensa a due proroghe: APe Sociale e Opzione Donna, che garantirebbero continuità con i meccanismi previsti in questi ultimi anni fino alla messa a punto della riforma pensioni vera e propria.
- L’APe Social, lo ricordiamo consente a determinate categorie di lavoratori (disoccupati, caregiver, invalidi al 74%, addetti a mansioni gravose) di andare in pensione 63 anni, con 30 o 36 anni di contributi. L’ipotesi è di prorogarla per il 2021.
- L’Opzione Donna è una forma di pensione anticipata riservata alle lavoratrici che entro il 31 dicembre 2019 abbiano maturato 35 anni di contributi e un’età anagrafica pari o superiore a 58 anni (per le lavoratrici dipendenti) e a 59 anni (per le lavoratrici autonome). Si pensa di alzare di almeno un anno il paletto temporale per la maturazione dei requisiti.
Il problema fondamentale sono le risorse, sia per finanziare le due proroghe sopra citate sia per la riforma vera e propria.