Un vertice per stabilire l’agenda e fissare i criteri di massima, che prevedono una riforma organica del sistema previdenziale e, nel frattempo, la continuità degli strumenti attualmente in vigore per la flessibilità in uscita, come la Quota 100, l’Opzione Donna, l’APe Social.
E’ il risultato dell’incontro tra Governo e Sindacati sulle pensioni del 28 luglio.
Sono state fissate due date per i prossimi incontri, il primo dei quali l’8 settembre per «definire il pacchetto di interventi da inserire nella prossima legge di Bilancio», ha sottolineato la ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo.
Fra le altre cose, si parla della proroga di APe Sociale (anticipo pensionistico per determinate categorie di lavoratori, con 30 o 36 anni di contributi) e Opzione Donna (pensione anticipata per le donne, che richiede un requisito di età e almeno 35 anni di contributi, con ricalcolo interamente contributivo dell’assegno previdenziale), staffetta generazionale e contratto di solidarietà espansiva.
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La Quota 100 (uscita anticipata con 38 anni di contributi e 62 anni di età introdotta dalla manovra 2019 in via sperimentale per un triennio), ha sottolineato Catalfo, resterà in vigore fino a naturale scadenza, (fine 2021). Il 16 settembre, invece, parte il dibattito sulla riforma pensioni vera e propria «che avrà come pilastri maggiore equità e flessibilità in uscita e una pensione di garanzia per i giovani». Lo strumento a cui il Governo pensa è una legge delega.
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Cgil, Cisl e Uil salutano positivamente la riapertura del tavolo pensioni, e sottolineano a loro volta come il dibattito sia destinato a proseguire su due binari: le misure da attuare subito, anche in considerazione delle nuove fragilità determinate dall’emergenza Covid 19, e l’impianto della riforma che ha un orizzonte temporale più lungo, al 2022.
«Ci auguriamo che il confronto possa portare dei risultati concreti nell’immediato e che possa, una volta terminata la sperimentazione di Quota 100, ridefinire un sistema pensionistico più equo – sottolinea il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini -. Un sistema che valorizzi il lavoro delle donne e di cura, che consideri i lavoratori discontinui e coloro che svolgono un lavoro gravoso o usurante, i lavoratori precoci, che promuova l’adesione alla previdenza complementare e introduca per i più giovani una pensione contributiva di garanzia».
Nell’immediato, «va garantita un’uscita anticipata allargando alcuni requisiti, legati all’APe Sociale e ai precoci, a chi è disoccupato, invalido o a chi svolge lavori particolarmente esposti al virus». Sono allo studio strumenti di flessibilità per accompagnare le persone dal lavoro alla pensione, a fronte di crisi o ristrutturazioni aziendali, per favorire l’assunzione di giovani, c’è l’impegno a verificare la situazione esodati.
Il segretario confederale della Cisl, Ignazio Ganga, chiede «maggiore flessibilità nell’accesso alla pensione, il superamento dell’automatismo dell’aspettativa di vita applicato ai requisiti per la pensione e la correzione degli aspetti più iniqui del sistema previdenziale», sostegno alla previdenza delle donne, pensione contributiva di garanzia per chi ha carriere discontinue con basse retribuzioni, tutela del potere di acquisto dei pensionati, anche ampliando la cosiddetta quattordicesima, soluzione definitiva della questione esodati, dell’accesso alla pensione dei lavoratori in part-time verticale.
Il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, insiste su separazione della previdenza dall’assistenza, individuazione dei lavori gravosi e usuranti sono questioni fondamentali, flessibilità diffusa. «Quota 100 per noi va confermata, ma va garantito anche il pensionamento a chi ha raggiunto i 41 anni di contributi». Anche la Uil sottolinea l’importanza dei temi relativi all’età pensionabile (no automatismo aspettative di vita), al potere d’acquisto ai pensionati (piena indicizzazione ed estensione della 14esima), vicenda esodati e non autosufficienza.