Prima era solo un annuncio, ora lo sciopero dei commercialisti è stato dichiarato, in forma fra l’altro abbastanza netta e dura. Non una semplice astensione dal lavoro in una data prefissata, ma un calendario molto mirato, che lo stesso comunicato congiunto delle sigle sindacali definisce “azioni di disobbedienza”.
I commercialisti non invieranno i dati fiscali in occasione delle prossime scadenze di settembre e successive, incoraggiando e sostenendo la partecipazione più ampia di professionisti e imprese. il motivo della protesta. Il no del governo alla richiesta di far slittare a settembre le scadenze fiscali di luglio.
Lo sciopero è indetto da tutte le sigle che rappresentano al categoria: ADC, AIDC, ANC, ANDOC, FIDDOC, SIC, UNAGRACO, UNGDCEC, UNICO.
«Ad una legittima e reiterata richiesta di alleggerimento, burocratico ed economico, dell’ingorgo fiscale, il Governo ha opposto un secco rifiuto – spiegano nel comunicato che indice la protesta -. Tanto più incomprensibile se si rammenta che un’ampia proroga (sino al mese di settembre) era stata disposta lo scorso anno per cause connesse ai ritardi di fornitura dei software ufficiali da parte dell’Amministrazione Finanziaria».
Il no del Governo viene definito “incomprensibile” anche dal Cndcec (il Consiglio nazionale dei commercialisti), che sottolinea come «in questi mesi drammatici» la categoria abbia dimostrato «senso di responsabilità» e «insostituibilità», impegnandosi «ad assistere imprese, lavoratori e famiglie da un lato nelle valutazioni economiche e finanziarie relative alle scelte necessarie per affrontare le conseguenze del lockdown e dall’altro lato per assicurare loro l’accesso alle diverse misure di sostegno messe in campo dal Governo per l’emergenza, svolgendo in tal modo un ruolo fondamentale per la tenuta del tessuto economico-imprenditoriale del Paese».
La richiesta dei commercialisti, lo ricordiamo, riguardava in particolare la proroga dei versamenti di imposte sui redditi e IRAP dello scorso 20 luglio, lamentano la grave difficoltà nel rispettarle determinata dal moltiplicarsi degli adempimenti e degli sforzi profusi nel corso dell’emergenza Covid 19.
Lo sciopero, come detto, si preannuncia duro. «Se necessario, ad oltranza», avverte il comunicato. La protesta verrà esercitata «attraverso l’astensione dalle attività e con la promozione di azioni di disobbedienza, quali il non invio dei dati fiscali in occasione delle prossime scadenze di settembre e successive, incoraggiando e sostenendo la partecipazione più ampia di professionisti e imprese».