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Lavoro in Fase 2: regole di sicurezza e responsabilità aziendali

di Barbara Weisz

Pubblicato 4 Maggio 2020
Aggiornato 7 Maggio 2020 11:55

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Regole, riorganizzazione orari e spazi, strumenti contrattuali, sanificazione e igiene, entrata e uscita, informazione, monitoraggio: protocollo per aziende e decalogo per lavoratori.

Ci sono due paradigmi fondamentali in questo ritorno al lavoro della fase 2 dell’emergenza Coronavirus: la responsabilità delle aziende (che devono rispettare misure di sicurezza nuove rispetto in termini di organizzazione di spazi, turni, mobilità interna e tragitto casa lavoro) e la sensibilizzazione dei lavoratori (chiamati ad attuare i comportamenti prudenti collaudati in lockdown) sul distanziamento tra colleghi, l’uso sistematico di dispositivi di protezione individuale (es.: mascherine) e l’igiene scrupolosa delle mani.

Vediamo una sintesi delle regole, prendendo come riferimento il  protocollo siglato il 24 aprile e allegato al Dpcm 26 aprile che regolamenta la riapertura delle attività produttive nella prima parte della fase 2 Coronavirus (dal 4 al 17 maggio).

La norma fondamentale da rispettare è contenuta nell’articolo 2, comma 6, del decreto: le imprese che riprendono l’attività «rispettano i contenuti del protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus COVID-19 negli ambienti di lavoro sottoscritto il 24 aprile 2020 fra il Governo e le parti sociali di cui all’allegato 6» (uffici e imprese) e agli allegati 7, 8 e 9 relativi a settori specifici (cantieri, logistica e trasporti, trasporto pubblico).  Il sopracitato allegato 6 contiene «misure che seguono la logica della precauzione e seguono e attuano le prescrizioni del legislatore e le indicazioni dell’Autorità sanitaria».

Ci sono una serie di precondizioni:

  • massimo utilizzo di modalità di lavoro agile per le attività che possono essere svolte al proprio domicilio o a distanza;
  • incentivare ferie, congedi retribuiti, e gli altri strumenti previsti dalla contrattazione collettiva per i dipendenti;
  • sospensione delle attività dei reparti aziendali non indispensabili alla produzione.

Queste tre regole richiamo le imprese all’esigenza di riaprire in modo selettivo, senza  necessariamente far andare i dipendenti in ufficio se non è necessario (ad esempio, perché è possibile applicare lo smart working), e tendendo eventualmente chiusi i reparti che richiedono la presenza fisica del lavoratore ma non sono strettamente necessari alla produzione.

Ci sono poi una serie di precauzioni sanitarie strettamente legate al rischio contagio.

  • Protocolli di sicurezza anti-contagio: quando non è possibile rispettare la distanza interpersonale di un metro come principale misura di contenimento, bisogna adottare strumenti di protezione individuale.
  • Spostamenti  limitati all’interno dei siti e accesso agli spazi comuni contingentato.
  • Sanificazione dei luoghi di lavoro.

Queste regole riguardano in primis le imprese, che devono organizzare il lavoro in modo da rispettare i protocolli di sicurezza, e comportano anche una precisa responsabilizzazione dei lavoratori (che possono aiutarsi a vicenda per applicare regole che spesso richiedono di cambiare abitudini anche molto consolidate). Il protocollo contiene poi indicazioni specifiche relative a tutti gli aspetti e le attività che è necessario mettere in pratica in modo specifico. Vediamole molto sinteticamente, per singoli punti.

Informazione

L’azienda deve utilizzare tutti gli strumenti più idonei ed efficaci per informare i dipendenti sulle regole. Il protocollo cita in particolare depliant e documenti informativi da consegnare all‘ingresso e da affiggere nei luoghi più visibili. Si può aggiungere che l’impresa continuerà prevedibilmente anche ad utilizzare tutti gli altri strumenti di comunicazione interna a cui i dipendenti sono abituati (e-mail, messaggistica e via dicendo). Tutti gli strumenti si possono utilizzare in forma integrata per assicurarsi che i dipendenti leggano effettivamente le regole e siano realmente sensibilizzati. Le informazioni fondamentali devono riguardare:

  • obbligo di restare a casa per chi ha la febbre oltre i 37,5 gradi;
  • rispettare tutte le regole di sicurezza anti-contagio: distanza di sicurezza, regole di igiene delle mani, comportamenti corretti sul piano dell’igiene;
  • informare tempestivamente e responsabilmente il datore di lavoro in caso di sintomi influenzali durante la prestazione lavorativa, avendo cura di rimanere ad adeguata distanza dalle persone presenti.

Ingresso e uscita lavoratori

  • Precauzioni sanitarie: è possibile (ma non obbligatorio) misurare la temperatura corporea all’ingresso. nel caso in cui venga fatto, bisogna rispettare le regole privacy (per esempio, fornendo l’informativa, non registrando il dato, e anzi proteggendolo). Il datore di lavoro deve informare tutti del fatto che non può entrare in azienda chi nei precedenti 14 giorni ha avuto contatti con persone risultate positive al Covid 19 o sia stato in zone a rischio. I lavoratori che hanno avuto il Coronavirus devono presentare la certificazione medica di “avvenuta negativizzazione”.
  • Orari scaglionati in modo da evitare il più possibile contatti nelle zone comuni (ingressi, spogliatoi, sala mensa). Dove è possibile, occorre dedicare una porta di entrata e una porta di uscita da questi locali e garantire la presenza di detergenti segnalati da apposite indicazioni

Accessi esterni

  • Ingresso, transito e uscita, mediante modalità, percorsi e tempistiche predefinite, al fine di ridurre le occasioni di contatto con il personale.
  • Servizi igienici dedicati, con adeguata pulizia giornaliera, separati da quelli del personale dipendente (che non possono mai essere utilizzati da esterni).
  • Autisti dei mezzi di trasporto: se possibile, devono rimanere a bordo dei propri mezzi. Non è consentito l’accesso agli uffici per nessun motivo. Per il carico e scarico, il trasportatore dovrà attenersi alla rigorosa distanza di un metro.

Tutte le regole sopra indicate valgono per tutti i visitatori esterni (imprese di pulizia, manutenzione e via dicendo), e per le imprese in appalto (qui, ci sono precisi obblighi anche informativi dell’impresa appaltatrice).

Pulizia e sanificazione

  • Pulizia giornaliera, sanificazione periodica dei locali, degli ambienti, delle postazioni di lavoro e delle aree comuni e di svago: obbligo di pulizia a fine turno e sanificazione periodica di tastiere, schermi touch, mouse, con adeguati detergenti, sia negli uffici, sia nei reparti produttivi.

Se ci sono stati pazienti Covid 19 in azienda, si procede con i più stringenti obblighi di sanificazione previsti dalla circolare del ministero della Salute 5443 del 22 febbraio 2020.

Precauzioni igieniche

L’azienda mette a disposizione i prodotti detergenti per lavarsi le mani, che devono essere facilmente accessibili a tutti anche utilizzando specifici dispenser. I lavoratori si impegnano a lavarsi frequentemente le mani con acqua e sapone.

DPI, dispositivi di protezione individuale

  • Mascherine: sono obbligatorie quando non è possibile rispettare la distanza individuale di almeno un metro. Sono in ogni caso sempre consigliate. La tipologia delle mascherine deve essere conforme alle indicazioni dell’autorità sanitaria.
  • Altri DPI: obbligatori quando non si può mantenere la distanza di sicurezza. Guanti, occhiali, tute, cuffie, camici.

In ogni caso, vanno sempre utilizzati tutti i DPI idonei previsti in base alla specifica valutazione del rischio in ogni azienda.

Spazi comuni

  • Mense, aree fumatori, spogliatoi e tutti gli altri spazi comuni prevedono ingresso contingentato, ventilazione continua dei locali, tempo ridotto di sosta all’interno, mantenimento della distanza di sicurezza di un metro.
  • L’organizzazione degli spazi deve essere adeguata al nuovo scenario.
  • Necessaria la sanificazione degli spogliatoi per lasciare nella disponibilità dei lavoratori luoghi per il deposito degli indumenti da lavoro e garantire loro idonee condizioni igieniche sanitarie.
  • Sanificazione periodica e pulizia giornaliera, con appositi detergenti, dei locali mensa e delle tastiere dei distributori di bevande e snack.

Organizzazione del lavoro e turni

Come già precisato nelle precondizioni, l’azienda dovrà prevedere la chiusura di tutti i reparti non necessari alla produzione nei quali non sono possibili smart work o lavoro a distanza. Negli altri casi è opportuno adottare soluzioni flessibili che consentano di ridurre il sovraffollamento degli spazi.

  • Rimodulazione livelli produttivi.
  • Piano di turni per diminuire i contatti e creare gruppi autonomi.
  • Stop trasferte/viaggi di lavoro nazionali e internazionali, anche già concordate o organizzate.
  • Rimodulazione spazi di lavoro per consentire il rispetto della distanza di un metro (compatibilmente con la natura dei processi produttivi): collocare i lavoratori che possono lavorare da soli in spazi ricavati da uffici inutilizzati, sale riunioni ecc. Negli open space privilegiare soluzioni innovative che garantiscano il distanziamento.
  • Tragitto casa-lavoro: incentivare l’uso del mezzo privato o di navette.
  • Istituti contrattuali: utilizzare in via prioritaria gli ammortizzatori sociali disponibili nel rispetto degli istituti contrattuali (par, rol, banca ore) volti a consentire l’astensione dal lavoro senza perdita della retribuzione, facendo anche ricorso a periodi ferie arretrate.

Spostamenti interni

  • Niente riunioni con presenza fisica, a meno che non sia necessario e urgente (in questo caso, si applicano tutte le regole di sicurezza e di igiene e sanificazione).
  • Sospesi e annullati eventi interni e attività di formazione in aula, anche obbligatoria. E’ possibile, se l’organizzazione lo permette, formazione a distanza, anche per in smart work. Attenzione: il mancato completamento della formazione aziendale causato dall’emergenza Coronavirus non comporta l’impossibilità di continuare a svolgere lo specifico ruolo/funzione. Esempi: l’addetto all’emergenza, sia antincendio, sia primo soccorso, può continuare ad intervenire in caso di necessità, il carrellista può continuare ad operare come carrellista.

Monitoraggio

E’ costituito in azienda un Comitato per l’applicazione e la verifica delle regole del protocollo, con la partecipazione delle rappresentanze sindacali aziendali e del RLS (responsabile per la sicurezza sul lavoro). Se questo non è possibile, in alternativa verrà istituito un Comitato Territoriale composto dagli Organismi Paritetici per la salute e la sicurezza, laddove costituiti, con il coinvolgimento degli RLST e dei rappresentanti delle parti sociali. Possono essere costituiti, a livello territoriale o settoriale, comitati per le finalità del Protocollo, anche con il coinvolgimento delle autorità sanitarie locali e di altri soggetti istituzionali coinvolti nelle iniziative per il contrasto della diffusione del COVID19.

Sottolineiamo infine che ci sono una serie di regole specifiche da seguire per la gestione delle persone sintomatiche.

Un decalogo comportamentale

Concludiamo con il decalogo messo a punto da Randstat Italia e da Medical Facts (il sito informativo del virologo Roberto Burioni.

  1. Ogni collega, anche in apparente piena salute, è potenzialmente infettivo. lo stesso potrei essere potenzialmente infettivo.
  2. Per quanto detto è indispensabile che io indossi la mascherina chirurgica. Per lo stesso motivo, tutti dobbiamo indossare la mascherina chirurgica.
  3. La mascherina, di qualsiasi tipo essa sia, non è sufficiente ad azzerare il rischio di contagio.
  4. Per quanto detto manterrò la distanza di almeno 2 metri dal collega. Per lo stesso motivo, ricorderò al collega di restare ad almeno 2 metri da me.
  5. In caso di postazioni di lavoro (ad esempio, scrivanie) ravvicinate chiederò l’istallazione di pannelli separatori.
  6. Il distanziamento sociale  e la mascherina non portano al rischio zero di contagio.
  7. Io posso autoinfettarmi con il virus se, dopo aver toccato una superficie contaminata, porterò le mie mani alla bocca, al naso o agli occhi.
  8. Presterò, quindi, massima attenzione all’igiene delle mani, meglio se lavandole con acqua e sapone per almeno 40 secondi in ogni loro punto; solo in alternativa ricorrerò a disinfettanti delle mani a base di alcol.
  9. Per quanto detto, eviterò di toccare la mascherina, soprattutto sulla sua superficie anteriore. Se necessario (ad esempio, per sistemarla meglio), lo  farò solo dopo aver pulito le mani e toccandone solo gli elastici o le stringhe che la fissano alle orecchie.
  10. In caso di febbre, sintomi che possano suggerire l’infezione da coronavirus (tosse, mal di testa, debolezza insolita, alterazioni del gusto e dell’olfatto, diarrea) o in caso di contatto certo con un individuo risultato positivo al SARS-CoV-2 non mi recherò al lavoro e avvertirò prontamente il mio medico curante.