Riapriranno prima i negozi a minor rischio contagio (il 18 maggio), più tardi gli esercizi commerciali che presentano maggiori complessità come parrucchieri, bar e ristoranti (il primo giugno): in tutti i casi, bisognerà seguire regole simili a quelle già oggi applicate nei negozi rimasti aperti come gli alimentari. Quindi, limitazioni al numero di clienti che possono entrare in base alla superficie del negozio, sanificazione, protezioni individuali, distanziamento sociale, dove possibile ingresso e uscita differenti. Ma non solo: a queste norme generali se ne aggiungeranno altre modulate in base alle specifiche attività. I negozi di abbigliamento dovranno sanificare gli abiti ogni volta che vengono provati. Norme stringenti per centri estetici e parrucchieri, con obbligo di appuntamento e protezioni individuali (DPI) specifiche.
Il premier, Giuseppe Conte, ha fornito nel corso dell’intervento alle Camere del 21 aprile l’indicazione di fondo: riapertura graduale, «tenendo sotto controllo la curva del contagio» da Coronavirus. Le regole saranno a carattere nazionale, fermo restando il potere delle Regioni di prevedere restrizioni ulteriori, calibrate in base alla situazione sanitaria sul territorio (per esempio sugli spostamenti interni o le riaperture, un po’ come avvenuto per le cartolibrerie che non hanno riaperto ovunque).
Calendario aperture
In base al principio della gradualità, non ci sarà una riapertura totale il 4 maggio. Il primo giorno dopo la fine del lockdown vedrà prevedibilmente un allentamento delle restrizioni sugli spostamenti individuali e la riapertura di molte attività produttive.
I negozi dovrebbero poter riaprire a partire dal 18 maggio. Non tutti, però. Bar, ristoranti, parrucchieri e centri estetici attenderanno il primo giugno. Non è chiaro quando potranno riaprire i grandi centri commerciali e mercati (sempre con l’eccezione, già prevista anche durante il lockdown, degli alimentari).
Regole di comportamento
Nella fase 2 le regole di comportamento saranno molto diverse a quelle precedenti all’emergenza Coronavirus. Continueranno però a valere le norme già previste dall’ultimo dpcm sul lockdown (allegato 5 Dpcm 10 aprile). Quindi: distanza di almeno un metro fra le persone, utilizzo di mascherine, guanti, dispositivi di protezione per attività che non consentono il distanziamento e la vendita di alimenti).
Accessi regolamentati e scaglionati in fasce orarie. Significa che ci abitueremo a fare sempre la fila: in base alle dimensioni dei singoli esercizi commerciali, si decide quante persone possono stare all’interno contemporaneamente, le altre stanno in attesa all’esterno mantenendo la distanza di un metro mentre fanno la fila. I negozi devono garantire adeguata informazione e precise indicazioni ai clienti su come mantenere la distanza interpersonale mentre sono in coda. Nei locali fino a 40 mq, può entrare un cliente alla volta, possono esserci al massimo due lavoratori.
Orari e spostamenti
E’ previsto lo scaglionamento degli ingressi anche per fasce orarie, prendendo in considerazione l’ampliamento di orario dei negozi (che restano ad esempio aperti anche nelle ore serali, possono consentire una miglior distribuzione degli ingressi senza concentrare lo shopping nelle stesse ore). Questa è una regola importante, e che non riguarda solo i negozi. Il ripensamento degli orari delle città è al centro dei piani che stanno studiando tutte le amministrazioni locali, chiamate ad evitare le ore di punta anche attraverso adeguati strumenti relativi alla mobilità.
Dove è possibile, bisogna prevedere un diverso ingresso per l’entrata e l’uscita, sempre nell’ottica del rispetto del distanziamento fra le persone.
Prevenzione e protezione
Bisogna garantire pulizia e igiene ambientale con frequenza di almeno due volte giorno ed in funzione dell’orario di apertura, deve esserci adeguata aerazione naturale e ricambio d’aria, ampia disponibilità e accessibilità a prodotti igienici per la disinfezione delle mani, in particolare vicino a tastiere, schermi touch, sistemi di pagamento.
A queste regole generali, già attive per i negozi che sono aperti anche durante il lockdown, se ne aggiungeranno altre più specifiche in funzione del livello di rischio attribuito alle diverse attività. I dispositivi di protezione individuali saranno particolarmente importanti, e prevedibilmente specifici, in parrucchieri, centri estetici, e in genere attività che non consentono il distanziamento fra l’operatore e il cliente. In questi casi, si potrà presumibilmente entrare solo su appuntamento e con regole stringenti sul numero massimo di clienti all’interno dei locali e sul posizionamento delle postazioni. La sanificazione seguirà norme particolari nei negozi di abbigliamento, o calzature, con la disinfezione degli indumenti e delle scarpe ogni volta che vengono provati.
Nei bar e nei ristoranti andranno evitati assembramenti al bancone, e sarà prevista una distanza minima fra i tavoli, anche negli spazi all’aperto, probabilmente anche con l’utilizzo di specifiche barriere protettive.
Un utile riferimento sono le tabelle di rischio messe a punto dall’INAIL, differenziate per settori merceologici e tipologie di attività (esercizi specializzati, mercati, ambulanti e via dicendo). In relazione ai settori merceologici, la classe di rischio più alta è quella dei parrucchieri e dei farmacisti (che sono sempre rimasti aperti). Le attività di alloggio e ristorazione hanno invece un rischio basso in generale, che diventa però medio alto per i camerieri. Rischio medio basso per i cassieri.
Ecco infine la tabella relativi alle modalità con cui si svolgono le diverse tipologie di commercio al dettaglio: la penultima colonna si riferisce alla classe di aggregazione (il livello va da zero a quattro in base al contatto con altri soggetti), mentre l’ultima colonna definisce la classe di rischio (che può essere basso, medio basso, medio, medio alto, alto).