L’emergenza coronavirus si sta ripercuotendo anche sulle trasferte di lavoro: molte le aziende stanno limitando i viaggi, dove possibile sostituendo i meeting con conference call. Ma ci sono dati in base ai quali la reazione del mondo imprenditoriale è tutto sommato molto pragmatica su questo fronte.
BizAway, piattaforma italiana di organizzazione di viaggi di lavoro, segnala che le proprie cancellazioni in questi giorni non superano il 3,5% rispetto alla norma. Dunque, il coronavirus ha certamente un impatto ma non c’è uno stop incontrollato alle trasferte.
La situazione di relativa normalità viene confermata anche dalle poche richieste pervenute nei diversi punti di contatto dell’azienda, attraverso il quale i viaggiatori possono chiedere informazioni e ricevere assistenza h24. «Nelle ultime ore abbiamo ricevuto due contatti attraverso la chat con cui comunichiamo con i nostri viaggiatori e una email, riconducibili alle preoccupazioni legate al Coronavirus», spiega Michelle Pierri, Responsabile Customer Service.
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Un’attività di supporto ai clienti è segnalare le disposizioni utili a chi viaggia per lavoro: ad esempio, Trenitalia «garantisce il rimborso del 100% sui biglietti acquistati prima del 23 febbraio» prosegue Pierri.
«Teniamo monitorato il sito della Farnesina viaggiaresicuri.it e siamo in costante contatto con compagnie aeree e hotel. In caso di variazioni informiamo i nostri viaggiatori di eventuali modifiche, di modo che possano organizzarsi per tempo».
Un altro consiglio alle aziende sul fronte delle trasferte, soprattutto all’estero, arriva da Assolombarda, che invita ad adottare o a implementare le procedure di Travel Safe and Security, relative alla gestione della salute e sicurezza del lavoratore all’estero.
In ogni caso, la cosa importante anche in materia di trasferte sembra essere quella di attenersi alle disposizioni delle autorità. La ratio è la seguente: i datori di lavoro devono fare tutto il possibile per limitare il contagio, adottando quindi le opportune misure di contenimento. Naturalmente, devono anche rispettare il cordone sanitario previsto nelle zone della cosiddetta zona rossa (gli 11 comuni in cui si è sviluppato il contagio). E sono tenuti ad applicare le regole sullo smart working anche alla gestione delle trasferte di lavoro, privilegiando, dove è possibile, le modalità di lavoro da remoto.