Il Comitato dei Diritti Sociali di Strasburgo ha richiamato il governo italiano invitandolo a rispettare l’articolo 24 della Carta sociale europea, che sancisce il diritto di ogni lavoratore ingiustamente licenziato di ricevere una tutela effettiva e realmente dissuasiva nei confronti del datore di lavoro.
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Il riferimento è alla controriforma Poletti-Renzi, comunemente nota come Jobs Act, che cinque anni fa ha cancellato le tutele piene dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori per i nuovi assunti.
Il monito del Comitato Europeo rappresenta una vittoria per la CGIL, che aveva presentato il reclamo collettivo nel 2017, con il sostegno della Confederazione Europea dei Sindacati, e che ora invita a ripensare la disciplina del licenziamento e a ripristinare l’articolo 18. Perr Maurizio Landini, segretario generale della CGIL:
con il Jobs Act sono stati ridotti dei diritti, e quindi è necessario che quelle leggi sbagliate vengano cambiate.
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Il Jobs Act viola Carta Sociale Europea
Per il Comitato Europeo dei Diritti Sociali (CEDS), l’Italia con il Jobs Act viola il diritto delle lavoratrici e dei lavoratori a ricevere un congruo indennizzo o altra adeguata riparazione in caso di licenziamento illegittimo, così come sancito dalla Carta Sociale Europea, perché esclude a priori la possibilità di essere reintegrati e fissa l’importo massimo dell’indennizzo al lavoratore a 36 mesi di retribuzione per gli addetti di imprese medio-grandi e 6 mesi per quelli delle piccole imprese.
Il Comitato, spiega il sindacato, ha accolto tutte le contestazioni espresse dalla CGIL e ha riconosciuto che il decreto legislativo n. 23/2015 (cd. Jobs Act) è in contrasto con l’art. 24 della Carta Sociale Europea che sancisce il diritto alla reintegra per ogni lavoratore ingiustamente licenziato, oppure, se questa non è concretamente praticabile, un risarcimento commisurato al danno subito, senza “tetti” di legge.
Il monito arrivato da Strasburgo è netto e ineludibile, smentisce l’impianto teorico del Jobs Act.
Si legge in una nota delle Confederazione.
Ora va ripensata la disciplina del licenziamento non domandandosi quale sia il regime più favorevole per le imprese, ma quali siano le tutele più adeguate per i lavoratori e le lavoratrici. La via da seguire esiste già: il ripristino e l’allargamento dell’articolo 18, come da noi sostenuto nel progetto di legge di iniziativa popolare “Carta dei diritti universali del lavoro”, tuttora pendente in Parlamento.
La reazione del Governo
Va precisato che la decisione del CEDS, pur essendo politicamente importante, non è giuridicamente vincolante. Bisognerà dunque vedere come agirà il Governo in risposta a tale monito.
Per il momento il premier Giuseppe Conte ha così commentato la decisione del Comitato di Strasburgo:
Noi abbiamo depositato in Parlamento una Carta dei Diritti, che chiede di fare un nuovo Statuto dei diritti di tutti i lavoratori, anche di quelli che oggi hanno rapporti di lavoro autonomo. Ora vorremmo che a cinquanta anni dello Statuto dei Lavoratori, che festeggeremo il 20 di maggio, non sia semplicemente ricordato ciò che non c’è più, ma che questa diventi l’occasione per ridare ai lavoratori e lavoratrici italiani un nuovo Statuto.