Nella pioggia di emendamenti che le forze politiche stanno presentando al Senato sulla Legge di Bilancio 2020 ci sono anche proposte in ambito pensioni. Per esempio, c’è la proposta di abolizione della Quota 100, che però non sembra destinata ad essere accolta.
Tuttavia, ci sono indiscrezioni su nuove misure allo studio del Governo che andrebbero incontro alle richieste dei sindacati, come l’ampliamento della platea degli aventi diritto alla rivalutazione piena degli assegni previdenziali, che potrebbe salire al 100% anche per coloro che percepiscono una pensione fra quattro e cinque volte il minimo.
L’ipotesi, dunque, è quella di prevederla anche per gli assegni fino a 2.500 euro lordi al mese. In base al testo attuale, invece, questi assegni dal 2020 si rivaluterebbero al 77%. Si tratta, in pratica, delle richieste avanzate dai sindacati dei pensionati, al centro della manifestazione di domenica scorsa.
La norma inserita nel testo del ddl del Governo riconosce la rivalutazione piena solo fino a quattro volte il minimo, ossia circa 2mila euro lordi al mese.
Per il momento, queste modifiche non sono state presentate fra gli emendamenti e non sembra siano destinate a essere discusse al Senato: sono ancora allo studio dei tecnici dell’esecutivo, ma potrebbero arrivare in Parlamento nell’ambito del prossimo passaggio alla Camera.
Novità anche sul fronte quattordicesima, attualmente riconosciuta ai pensionati con assegni fino a due volte il minimo: la richiesta dei sindacati è di riconoscerla fino a tre volte il minimo, ipotesi che sembra difficilmente praticabile. Ad ogni modo, l’Esecutivo sta comunque cercando di aumentare la platea attuale dei beneficiari.
Ricordiamo in estrema sintesi che in manovra 2020 al momento, per quanto riguarda le pensioni, ci sono la proroga dell’Opzione Donna e dell’APE Sociale al 2020, nonché l’innalzamento della rivalutazione piena fino a quattro volte il minimo.