Il reddito di cittadinanza, contributo mensile per meno abbienti in vigore da quest’anno – tra i suoi punti cardine, il percorso di ricollocamento per tutta la famiglia – rischia di rimanere un sussidio di disoccupazione fine a sé stesso, visto il flop della fase 2 evidenziato dai monitoraggi.
Non solo: molti titolari di RdC o PdC non hanno provveduto all’integrazione della domanda presentata prima che intervenissero le modifiche sui requisiti per l’accesso al reddito di cittadinanza previste dalla legge di conversione del dl 4/2019 (legge 26/2019). Questo comporta la sospensione del sussidio per una famiglia su dieci: circa 100mila nuclei familiari su 943mila che attualmente lo ricevono.
INPS: stop RdC
Ma facciamo un passo indietro e vediamo che cosa è successo nelle scorse settimane per arrivare a questo punto.
L’Istituto di previdenza aveva reso disponibile, a partire dal 4 ottobre, la procedura per integrare la domanda all’interno dei servizi INPS, invitando i beneficiari di RdC a mettersi in regola entro il 21 ottobre, per non vedersi sospeso il trattamento e dover nuovamente farne domanda.
=> Reddito di cittadinanza: integrazione domande
A tutti l’INPS aveva inviato una email di avviso al recapito di posta elettronica indicato a suo tempo in domanda. Gli avvisi sono stati mandati anche tramite SMS. L’alert è stato inviato a 520mila famiglie beneficiarie del reddito o pensione di cittadinanza, ma solo l’80-81% ha risposto entro la scadenza alla richiesta di adeguamento.
Per il restante 19-20%, pari a circa 100mila famiglie (circa il 10% del totale dei beneficiari di RdC), si prevede la sospensione del sussidio. Secondo le rilevazione, circa la metà delle famiglie alle quali verrà sospeso il RdC è di origine extracomunitaria (circa 53mila).
Lo stop arriverà già a partire dal mese in corso, quando, di conseguenza, il totale delle famiglie beneficiarie del reddito dovrebbe scendere intorno a 850mila (contro il milione 248mila stimato in un primo momento dal Governo).