Tre mesi in più da 2020 per ricevere la pensione utilizzando la Quota 100: in pratica, si allungherebbero le finestre di uscita, a sei mesi per i dipendenti del settore privato e a nove mesi per il pubblico impiego. Almeno in base alla proposta di riforma della Quota 100 allo studio del Governo, in vista della manovra.
Nessuna certezza al momento, resta infatti solida l’ipotesi che in realtà il meccanismo non venga modificato. Sicuramente, resterà invariato il requisito di accesso, che prevede 62 anni di età e 38 anni di contributi.
Perchè proprio adesso questa novità? Perchè si cercano le coperture finanziare per la Legge di Bilancio e dunque, per risparmiare anche solo poche centinaia di milioni di euro, si sta pensando di posticipare la decorrenza del trattamento di pensione con la Quota 100, così da farne slittare un buon numero al 2021. E’ quindi un modo per spendere meno nel 2020: risulterebbero circa 600 milioni in più a disposizione sul bilancio del prossimo anno.
La Quota 100 sta già producendo dei risparmi rispetto a quanto previsto nel 2019: circa 1,5 miliardi, che vanno già a finanziare la manovra 2020. Il motivo per cui si ipotizzano nuove finestre è che si potrebbe alzare ancora l’asticella delle risorse.
In ogni caso, i numeri saranno noti nelle prossime ore: in agenda per la serata di oggi, martedì 15 ottobre, il consiglio dei ministri che deve approvare il Dpb, Documento programmatico di bilancio da inviare a Bruxelles, che contiene le linee guida della manovra.
Per quanto riguarda la Quota 100, il vero nodo da sciogliere non è rappresentato dagli (eventuali) ulteriori risparmi 2020 ma dallo scalone che si rischia di creare nel 2021, quando la misura cesserà di avere effetto (è una forma di pensione anticipata prevista in via sperimentale per il triennio 2019-2021). La Quota 100 consente di ritirarsi con 62 anni di età (avendo, ovviamente il requisito contributivo). Venendo meno questa possibilità, bisogna attendere i 67 anni per la pensione di vecchiaia, o 42 anni e dieci mesi di contributi per quella anticipata.
Il dibattito è ampio sul fronte delle proposte per arrivare preparati al 2021, con una nuova riforma della flessibilità in uscita che preveda un nuova cuscinetto. Fra le ipotesi spicca quella di Alberto Brambilla, presidente di Itinerari Previdenziali, nonché consigliere economico di Palazzo Chigi, che pensa a una sorta di Quota 103 (con 64 anni e 39 anni di contributi). O quella di Tommaso Nannicini, senatore PD, con la Quota 92: in pensione prima, a 62 anni con 30 anni di contributi, ma intero assegno contributivo.