Parità di genere sul lavoro: verso la nuova legge

di Anna Fabi

Pubblicato 11 Ottobre 2019
Aggiornato 9 Luglio 2021 15:08

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Alla Camera la proposta di legge contro il gender pay gap: sanzioni più severe, certificazione e monitoraggio attento sulla parità di trattamento uomo donna nel lavoro.

Un rapporto sul gender gap in tutte le imprese e una relazione al Parlamento: lo prevede la proposta di legge sulla parità salariale presentata alla Camera dal Pd (e firmata anche da deputate di Forza Italia e M5S) che introduce anche una sorta di bollino rosa per le aziende virtuose sulle pari opportunità.

La proposta di legge n. 615 prevede Modifiche all’articolo 46 del codice delle pari opportunità tra uomo e donna, di cui al decreto legislativo 11 aprile 2006, n. 198, in materia di rapporto sulla situazione del personale.

Verifiche

Innanzitutto, si estenderebbe a tutte le imprese pubbliche e private – anche quelle sotto i 100 dipendenti (quindi alle PMI) – la possibilità di redigere (su base volontaria) un rapporto biennale sulla situazione del personale maschile e femminile in relazione a:

  • assunzioni, livelli, retribuzione effettivamente corrisposta.
  • formazione, promozione professionale, passaggi di categoria o qualifica,
  • mobilità, cassa integrazione, licenziamenti, prepensionamenti e pensionamenti.

Al Ministro del lavoro spetterebbe di fornire poi le indicazioni per redigere il rapporto; le modalità di accesso al rapporto da parte dei dipendenti dell’azienda interessata (nel rispetto della privacy);  i parametri minimi di rispetto delle pari opportunità in tema di retribuzione e conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.

Certificazioni

Altra novità proposta: le imprese che risultino nei parametri minimi di rispetto delle pari opportunità otterrebbero una sorta di bollino rosa, ossia una  nel lavoro.

Monitoraggio e sanzioni

La proposta di legge mira a rendere più severe le sanzioni per le imprese che non rispettano gli obblighi di monitoraggio e comunicazione.

  • Se l’inadempienza supera i 12 mesi, l’azienda perde per un anno i benefici contributivi eventualmente goduti.
  • Sul sito del ministero vengono pubblicati gli elenchi delle aziende che trasmettono o non trasmettono il rapporto.
  • Il rapporto viene trasmesso alle rappresentanze sindacali aziendali e ai consigli regionali per la parità, che elaborano i relativi risultati trasmettendoli agli organi nazionali preposti.

La proposta di legge prevede anche che il consigliere nazionale di parità debba a sua volta presentare una relazione al Parlamento ogni due anni, d’intesa con i ministeri.

Obiettivo finale, combattere il gender gap nel mondo del lavoro in un paese in cui, spiega la prima firmataria, Chiara Gribaudo:

le donne guadagnano in meno fino al 7,7% degli uomini. La differenza può arrivare fino ad un quinto in meno dello stipendio a parità di mansione e di ore lavorate.

Ovviamente, il divario si riflette anche sul piano previdenziale, ricorda Gribaudo, e con un trend addirittura negativo in Italia, confermato dal  report sul gender gap delle Nazioni Unite e dai dati dell’ultimo anno.