Potenziamento dell’agevolazione fiscale a favore del rientro dei cervelli e beneficio fiscale esteso agli imprenditori che tornano in Italia per aprire un’attività: sono le novità in materia di lavoratori impatriati contenute nel Decreto Crescita. Si tratta di norme previste dall’articolo 5 del dl 34/2019, che va a modificare l’articolo 16 del dlgs 147/2015.
=> Rientro cervelli: tutti gli incentivi fiscali
Agevolazioni
Per quanto riguarda l’entità del beneficio fiscale, il reddito dei lavoratori che trasferiscono la residenza in Italia contribuisce all’imponibile fiscale solo nella misura del 30%. La precedente formulazione prevedeva l’abbattimento al 50% e rappresentava già un incremento dell’agevolazione rispetto alla misura originaria, che era al 30%. In pratica, nel giro di quattro anni questo incentivo è stato via via incrementato.
Requisiti
Ci sono anche delle semplificazioni relative ai requisiti. Per avere diritto all’incentivo fiscale bisogna non essere stati residenti in Italia nei due anni precedenti la richiesta e impegnarsi a mantenere invece la residenza per almeno due anni. Precedentemente, bisogna invece era stati all’estero per almeno cinque anni. L’attività lavorativa deve essere prestata prevalentemente nel territorio italiano. vengono eliminate tutte le altre regole precedentemente previste, che introducevano una serie di ulteriori paletti. Ricordiamo che già la manovra 2017 aveva reso più flessibile questa agevolazione, estendendola per esempio ai lavoratori autonomi.
=> Studio o lavoro estero: incentivi per impatriati
Redditi d’impresa
E qui si inserisce un’altra novità: l’agevolazione fiscale si applica anche ai redditi d’impresa prodotti dai soggetti «che avviano un’attività d’impresa in Italia, a partire dal periodo d’imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2019». Quindi, dal 2020 chi rientrare in Italia dopo essere stato residente all’estero per almeno due anni e apre un’impresa, paga le tasse solo sul 30% del reddito che produce (l’agevolazione consiste fondamentalmente in un abbattimento dell’imponibile).
Impatriati al Sud
Infine, ci sono una serie di novità per determinate tipologie di lavoratori. Innanzitutto, il beneficio fiscale è potenziato per coloro che non solo di trasferiscono in Italia, ma chiedono la residenza in una delle seguenti regioni: Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sardegna, Sicilia. In questo caso, l’imponibile è ulteriormente abbattuto, al 10% del reddito.
Casi particolari
Ci sono poi casi in cui si allunga il periodo in cui si può applicare il beneficio fiscale sul rientro dei cervelli, che in generale dura cinque anni. Il Decreto Crescita prevede la possibilità di utilizzarlo per ulteriori cinque anni nei seguenti casi:
- lavoratori con almeno un figlio minorenne o a carico, anche in affido preadottivo.
- lavoratori che acquistano almeno un’unità immobiliare di tipo residenziale in Italia, successivamente al trasferimento o nei dodici mesi precedenti. La casa può essere acquistata direttamente dal lavoratore oppure dal coniuge, dal convivente o dai figli, anche in comproprietà.
=> Impatriati e lavoro estero: tasse, agevolazioni e requisito AIRE
Attenzione: in entrambi i casi sopra esposti, nei cinque anni aggiuntivi l’agevolazione si riduce al 50%. Quindi, questi lavoratori nei primi cinque anni hanno la riduzione dell’imponibile al 30%, mentre per i cinque anni successivi pagano le tasse sul 50% del reddito. Infine, nel caso di persone con almeno tre figli minorenni o a carico, anche in affido preadottivo, c’è non solo l’applicazione del beneficio fiscale per ulteriori cinque periodi di imposta, ma anche un potenziamento dell’agevolazione, con l’imponibile al 10% del reddito.
Il Decreto Crescita dettaglia anche le regole per i cittadini che hanno trasferito la residenza all’estero senza iscriversi all’AIRE.