Taglio del cuneo fiscale in Legge di Bilancio 2020

di Anna Fabi

Pubblicato 2 Maggio 2019
Aggiornato 25 Giugno 2019 12:16

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Di Maio annuncia il taglio del cuneo fiscale e riaccende il dibattito su contratti e salario minimo: sfide per imprese fra bassa crescita e costo del lavoro.

Fra gli elementi emersi a margine degli interventi, anche istituzionali, in occasione della festa del lavoro c’è stato il tema del costo del lavoro. Che, assicura il vicepremier Luigi Di Maio, il Governo intende affrontare con un nuovo taglio del cuneo fiscale a partire dalla prossima manovra finanziaria.

Un tema caro alle imprese, che all’Esecutivo chiedono (anche) uno scatto in avanti, che non si fermi agli incentivi fiscali ma prosegua sul fronte della semplificazione, della digitalizzazione e della formazione, della riduzione del skill gap presente nel mercato del lavoro. I sindacati insistono su temi più tecnici, a partire dalla contrattazione collettiva, preferita all’ipotesi di salario minimo.

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Taglio cuneo fiscale

Partiamo con l’annuncio del ministro del Lavoro:

nei prossimi mesi lavoreremo al taglio del cuneo, in vista della prossima legge di Bilancio.

Il taglio del cuneo fiscale è tradizionalmente un argomento caro alle imprese. A maggior ragione in una fase in cui, come recentemente sottolineato dai numeri OCSE, l’Italia è terzultima in Europa, con un costo del lavoro al 47,9%, dietro soltanto a Belgio e Germania.

Di Maio ha poi aggiunto un secondo elemento: «spero che questo sia l’ultimo primo maggio in cui in Italia non c’è il salario minimo orario».

Il discorso è complesso, e tendenzialmente sia le associazioni imprenditoriali sia le rappresentanze dei lavoratori tendono a esprimersi in favore del valore della contrattazione.

Una posizione che Cgil, Cisl e Uil hanno ribadito in occasione degli interventi dei segretari confederali alla manifestazione unitaria del primo maggio a Bologna. «Come stanno insieme il salario minimo e la flat tax? – si chiede Maurizio Landini – . Sulla proposta di salario minimo, ci sono già i contratti nazionali e il problema non è solo la paga oraria. I contratti danno diritto a malattia, infortuni, TFR, tutele per il lavoro festivo e così via. Il governo, se vuole fare una cosa seria, assuma gli accordi interconfederali che abbiamo firmato tra sindacati e cancelli i contratti pirata».

Uno stimolo a tutte le parti in causa, istituzioni, imprese e lavoratori, arriva dalle parole del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. «Il lavoro di oggi e di domani è sempre più il frutto di un’azione corale, multiforme, integrata, che richiama la responsabilità di tutti. Riqualificare il lavoro, creare buon lavoro, assicurare ai giovani un futuro adeguato si impone come una priorità nazionale su cui far convergere le energie del Paese».

Ma, aggiunge Mattarella, «non tutto dipende dalle funzioni pubbliche. A creare lavoro sono anzitutto le imprese, stimolate dall’obiettivo di crescere, innovare, migliorarsi».

Su questo, dimostrano sensibilità le associazioni imprenditoriali. Paolo Galassi, presidente API, in occasione del primo maggio sottolinea un dato utile a evidenziare l’attenzione che gli imprenditori per i loro dipendenti: «il valore complessivo dei piani di welfare attivati, nel giro di pochi mesi, dalle PMI associate è di oltre 90mila euro, quasi 300 lavoratori coinvolti, una ventina le aziende interessate. Riguardano: spese per la scuola materna pubblica, per il trasporto casa scuola, per il servizio di mensa scolastica, per i viaggi e i centri estivi ma anche per le cure odontoiatriche e per il fitness.

E a breve il valore complessivo supererà la soglia di 100 mila euro. Un dato in costante crescita. Inoltre, sempre più PMI hanno attivato iniziative di conciliazione vita – lavoro».