In Commissione Lavoro alla Camera prosegue l’esame del DL 4/2019. Il primo giro di audizioni ha riguardato deputati e rappresentanti di parti sociali e istituzioni. La prossima settimana saranno quindi vagliate le proposte di emendamento formulate da maggioranza ed opposizione.
D quanto emerso finora, la Quota 100 si configura come poco significativa per le donne, come sottolineato anche dai sindacati in audizione, Questo alla luce dei dati sulle adesioni, che fotografano un consistente gender gap: sulle prime 80mila domande, solo 22mila sono state presentate da donne.
Il dibattito si concentra ora sulle agevolazioni per le madri.
Fra le proposte di modifica al decreto di riforma pensioni, in fase di conversione in legge, spicca quella della Lega, volta a prevedere uno sconto contributivo pari a 4 mesi per ogni figlio, fino a un tetto di 12 mesi, per l’accesso delle lavoratrici madri alle pensioni di vecchiaia e anticipata. Un ulteriore agevolazione contributiva spetterebbe alle madri di figli disabili.
La richiesta è stata presentata anche nell’ambito delle audizioni parlamentari: Cgil, Cisl e Uil considerano la Quota 100 «del tutto insufficiente per le donne». Andrebbe potenziata partendo da sconti contributivi, sull’esempio di quanto già previsto per l’APE sociale.
=> Pensioni: Opzione Donna vs Quota 100
L’iniquità di genere della quota 100 è stata a più riprese rilevata anche dai report, anche in relazione al rapporto con l’Opzione Donna (che probabilmente pesa sul risultato).
L’Opzione Donna è una possibilità di pensione anticipata destinata alle lavoratrici, che prevede requisiti più vantaggiosi rispetto alla quota 100, sia sul fronte dell’età (58 o 59 anni), sia su quello contributivo (35 anni invece dei 38 della quota 100). Ma c’è un taglio dell’assegno che invece la quota 100 non prevede.
L’Opzione Donna comporta da parte della lavoratrice l’accettazione al ricalcolo dell’intera pensione con il sistema contributivo.