I professionisti dello spettacolo ed i creativi risulterebbero discriminati dalla norma sulla Quota 100: a denunciarlo è la Slc Cgil nazionale, per voce di Emanuela Bizi:
In Italia chi fa l’attore, lo scrittore, lo sceneggiare, il musicista o il danzatore non può contare su nessuna tutela mentre svolge la sua attività, ma è considerato un lavoratore privilegiato quando vorrebbe accedere alla pensione anticipata. Non c’è alcuna possibilità per gli artisti e i creativi italiani di poter accedere alla pensione utilizzando Quota 100, un provvedimento tanto decantato da questo Governo e che sembra ribadire che fare cultura in Italia non conviene.
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I vincoli fissati per accedere alla pensione Quota 100 tagliano fuori artisti e creativi italiani e, a differenza di quanto avviene negli altri settori produttivi, nello spettacolo anche le collaborazioni occasionali sotto i 5.000 euro annui e accompagnate da obbligo contributivo, non consentono di accedere alla pensione anticipata. Questo per via del diritto d’autore e il diritto connesso, legati anche a opere realizzate anni prima o percepiti da eredi, pur non essendo redditi da lavoro, ma una remunerazione per un’opera dell’ingegno di proprietà di chi la produce, come spiega Bizi:
Spettano per legge all’autore ed ai suoi eredi. Il Governo dovrebbe ben ricordare che le collaborazioni occasionali nello spettacolo, come negli altri settori, aiutano a far emergere il lavoro nero e senza alcuna tutela, molto diffuso anche tra chi percepisce pensioni basse e che pur di arrotondare accetta qualsiasi condizione.
La sindacalista quindi incalza:
Se tali incompatibilità con Quota 100 non verranno rimosse, è evidente che ci troveremo di fronte ad una discriminazione inaccettabile che, per giunta, scoraggia la produzione di cultura in Italia. Anche così si consegna il nostro Paese all’oblio dell’ignoranza.