Conto alla rovescia: da mercoledì 6 marzo si può presentare domanda per ottenere il Reddito di Cittadinanza. L’avvio di una delle misure simbolo della manovra 2019, resta accompagnata da complicazioni, ritardi e incertezze. La promessa di far partire le erogazioni del sussidio entro aprile, con pochi mesi per mettere in piedi una macchina così complessa, ha lasciato scoperti troppi aspetti chiave.
L’auspicio è che alla fine tutto vada bene, un po’ come è stato per la fatturazione elettronica. Ma il caso del Reddito di Cittadinanza sembra diverso, lo si capisce anche dalla roadmap incompleta. Ora come ora, sono pronti soltanto il portale del Governo per inoltrare la domanda ed il sistema di distribuzione delle RdC Card, su cui viene accreditato il sussidio.
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Ancora fluida appare invece la situazione su numerosi altri fronti, tra cui:
- il patto per il lavoro, che richiede un ruolo da protagonisti dei centri per l’impiego,
- le piattaforme digitali per la gestione di patto di lavoro e del piano di inclusione sociale.
- i nuovi requisiti introdotti nell’iter di conversione in legge del decreto, ad apertura domande già avviata,
- le modifiche che arriveranno con la legge di conversione, che potrebbero richiedere novità procedurali.
Domanda di RdC
Il portale del Governo dal 6 marzo consentirà di inviare le prime domande online di RdC e PdC (reddito e pensione di cittadinanza), che si potranno presentare anche attraverso uffici postali e CAF, già convenzionati con l’INPS e quindi pronti a partire.
I moduli per la presentazione delle domande, anche in via cartacea presso gli uffici postali, sono stati pubblicati: c’è un modello generale per chiedere reddito o pensione di cittadinanza, un altro per segnalare eventuali integrazioni al reddito, un terzo per le variazioni.
- Modello RdC/PdC SR SR180 – Domanda vera e propria
- Modello RdC/PdC Ridotto SR182 – integrazione domanda, per variazioni non rilevate in ISEE
- Modello RdC/PdC Esteso SR181 – Comunicazione variazioni per beneficiari di Reddito o Pensione di Cittadinanza.
La procedura prevede che, entro 10 giorni dalla presentazione della domanda, i dati vengano comunicati all’INPS, che ha 5 giorni di tempo per verificarli. In caso di esito positivo parte il beneficio, versato su una card emessa da Poste Italiane. La carta può essere utilizzata per effettuare pagamenti, prelevare, pagare l’affitto o il mutuo. Il credito non utilizzato si perde e viene decurtato anche dalla mensilità successiva, con un limite del 20% del RdC.
Per i pensionati, addirittura, non ci sono regole operative: il decreto legge di attuazione della misura ha “dimenticato” le procedure di erogazione della Pensione di Cittadinanza, che si sa già per certo non saranno le stesse.
Il patto per il lavoro
La legge prevede che il sussidio venga accompagnato con un patto per il lavoro, che dovrebbe partire entro 30 giorni dal riconoscimento del beneficio, con la convocazione da parte di un centro per l’impiego (comma 5, articolo 4, dl 4/2019) per l’individuazione di un percorso di reinserimento lavorativo e sua messa in pratica.
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Sono previsti un patto di servizio, attività di formazione, ricerca di lavoro, realizzazione di una piattaforma informatica per il coordinamento dei CpI, l’assunzione dei navigator. E qui la macchina organizzativa sembra ancora in alto mare. La piattaforma Anpal non c’è, così come il piano di assunzione dei tutor da affiancare ai percettori del Rdc nella ricerca di lavoro.
I tempi ormai stringono: dal 6 marzo si possono presentare le domande, dal primo aprile 2019 verrebbero versati i primi assegni, e da maggio dovrebbe essere a regime l’attività de centri per l’impiego. In realtà, è stato preannunciato che le prime risposte arriveranno dal 26 aprile, con sussidi erogati a partire da maggio.
E se tutto si trasformasse in una brutta copia del REI? Il vecchio sussidio, peraltro, è stato abolito per far posto al nuovo, senza al momento alcun meccanismo automatico di conversione del beneficio (sono diversi anche i requisiti). Bloccato anche l’assegno di ricollocazione per disoccupati in NASpI.
La legge di conversione
Come se non bastasse, sarà necessario armonizzazione le attuali procedure ed i requisiti con le novità della legge di conversione del decreto.
Il testo approvato al Senato, ad esempio, introduce nuove procedure e documentazioni per i cittadini extra-UE, con la necessità di una certificazione consolare su patrimonio e redditi nel paese di provenienza. Ebbene, questo passaggio non è previsto dalla legge attualmente in vigore, per cui le domande che si presentano dal 6 marzo non richiedono questo adempimento. Diventerà, eventualmente, operativo con l’entrata in vigore della legge di conversione, con la macchina già avviata.