Fra gli emendamenti attesi ma non pervenuti alla Legge di Bilancio c’è anche un cavallo di battaglia della maggioranza di Governo come il taglio alle pensioni d’oro. Par di capire che, però, si tratti solo di uno slittamento, nel senso che la modifica è attesa nel corso del passaggio al Senato.
=> Emendamenti alla Legge di Bilancio: le nuove misure
In base alle anticipazioni, la norma in preparazione risolve il problema di compatibilità costituzionale che si rischiava di determinare con una misura strutturale che prevedesse il ricalcolo delle pensioni in essere, introducendo in realtà un meccanismo più simile a quello del prelievo di solidarietà.
Significa, par di capire, che il taglio delle pensioni d’oro non sarà, appunto, strutturale, ma sarà limitato a un determinato periodo di tempo. In termini ancora più chiari, non un taglio permanente ma un contributo di solidarietà, limitato appunto nel tempo. Bisogna capire poi esattamente in che modo verrà formulata la norma (ad esempio sul fronte del periodo di tempo di applicazione).
La modifica che il governo sta preparando prevede l’applicazione di cinque aliquote. L’operazione riguarderà gli assegni superiore ai 90mila euro lordi annui. Il taglio sarà pari al 10% per le pensioni da 90mila a 130milaeuro, al 14% per gli importi tra i 130 mila e i 200mila euro, al 16% tra i 200mila e i 350mila euro, al 18% fino a 500mila euro e al 20% per gli assegni superiori al mezzo milione.
Come si vede, quindi, non si tratta di un ricalcolo contributivo dell’assegno (come da ipotesi precedenti), ma appunto di una decurtazione modulata in base al sopra citato meccanismo di aliquote. Resteranno esclusi dal taglio pensioni d’oro gli assegni che, pur superiori a 90mila euro annui, sono già calcolati interamente con il metodo contributivo.
La previsione di un contributo di solidarietà in luogo di un taglio strutturale e il meccanismo delle aliquote sopra citato dovrebbero consentire il superamento dei rischi di incostituzionalità precedentemente rivelati. Il taglio dovrebbe riguardare anche i trattamenti previdenziali erogati da Presidenza della Repubblica, Consulta, Camera e Senato.