C’è il rischio che le risorse previste dalla Legge di Bilancio per finanziare la quota 100 non siano sufficienti: il problema fondamentale è che le misure previste comportano un aumento costante della spsa nel tempo, mentre la manovra assegna 7 miliardi annui a partire dal 2020. Lo rileva il presidente dell’INPS, Tito Boeri, secondo il quale:
l’idea di una dotazione piatta e costante a 7 miliardi l’anno non è supportata da alcuna delle simulazioni che ci hanno chiesto.
Intervistato dal Corriere della Sera, Boeri analizza le misure di Riforma Pensioni, presentando critiche che riguardano in particolare il rapporto fra il meccanismo della quota 100, e quindi la platea dei beneficiari, e le risorse.
«In tutti gli scenari con 62 anni di vecchiaia e 38 di anzianità contributiva – spiega il presidente dell’INPS – viene fuori una crescita della spesa nel tempo. L’idea di una dotazione piatta e costante a 7 miliardi l’anno non è minimamente supportata da alcuna delle simulazioni che ci hanno chiesto». La manovra, lo ricordiamo, introduce un «Fondo per la revisione del sistema pensionistico attraverso l’introduzione di ulteriori forme di pensionamento anticipato», con una dotazione pari a 6,700 miliardi di euro per il 2019 e 7 miliardi annui dal 2020.
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Boeri teme poi che le indicazioni contenute nella manovra relativamente a limiti di spesa e monitoraggio possano portare a meccanismi simili a quello previsto per le salvaguardie esodati, «in cui noi monitoriamo la spesa e quando si arriva al limite delle risorse possono accedere alle pensioni solo coloro il cui diritto viene certificato da noi».
E rileva come «sottoporre alla logica del rubinetto» il diritto alla pensione sia «qualcosa di mai visto».
Per la verità, in manovra non è al momento previsto alcun meccanismo di questo genere. Il monitoraggio, così come configurato, può eventualmente consentire compensazioni fra gli stanziamenti relativi a reddito di cittadinanza e riforma pensioni, nel caso in cui da una parte di ci siano dei risparmi e dall’altra invece dei costi superiori al previsto.
Il presidente dell’INPS ritiene che una possibilità per non sforare le risorse sia quella di introdurre «criteri molto più stringenti che 38 anni di contributi e 62 di età». Ma non sembra questa al momento la strada intrapresa.