Dal 2019 salta il congedo obbligatorio per i padri lavoratori: la Legge di Bilancio non rifinanzia la misura, che nel 2018 concedeva fino a cinque giorni, quattro dei quali retribuiti per intero. Termina così la sperimentazione avviata nel 2013 (dalla legge 92/2012), nel corso degli anni prorogata e potenziata, mentre adesso il governo Lega e Cinque Stelle ha deciso di eliminare del tutto.
Nel 2018, il congedo di paternità è utilizzabile entro i primi cinque mesi dalla nascita del figlio.
Fino al 2015 prevedeva invece un giorno obbligatorio a cui se ne potevano aggiungere due facoltativi, da concordare con la madre. Nel 2016, due giorni di astensione obbligatoria e altrettanti facoltativi. Nel 2017 è intervenuta la proroga biennale che ha previsto la rimodulazione in quattro giorni obbligatori e uno facoltativo. In tutti i casi, i provvedimenti legislativi si sono limitati a prorogare la misura sperimentale, non introducendo un meccanismo strutturale; dunque, senza proroga esplicita l’astensione di paternità dal 2019 decade.
A rimarcare la mancata proroga per il congedo ai padri nella Legge di Bilancio è stato il presidente dell’INPS, Tito Boeri, che lo ritiene grave, perché i congedi di paternità:
sono uno strumento fondamentale per promuovere una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro e per realizzare l’uguaglianza delle opportunità.
In base ai dati INPS, i congedi utilizzati sono stati 107.369 nel 2017, in crescita del 113% rispetto ai 50.474 del 2013. Dal punto di vista legislativo, l’Italia è comunque indietro rispetto alla media Ue relativa ai giorni di congedo per i padri retribuiti al 100%, pari a otto settimane. In realtà, nella stragrande maggioranza dei paesi UE il congedo non è obbligatorio, ma come detto il periodo interamente retribuito dura settimane, e non prevede un meccanismo di scambiabilità con quello materno.
Il sottosegretario all’Economia, Laura Castelli, in un’intervista al Corriere della Sera ha rilevato che nei saldi di bilancio della manovra sono compresi «fondi per diverse misure a favore delle donne». Nulla di più.