La regolarizzazione del reato commesso dal datore di lavoro che omette di versare i dovuti contributi previdenziali ed assistenziali non lo mette al riparo dalla denuncia penale da parte dell’INPS. A precisarlo è lo stesso Istituto, con il messaggio n. 3691/2018, il quale chiarisce che in caso di mancato versamento delle ritenute previdenziali per oltre 10mila euro scatta sempre la denuncia all’Autorità giudiziaria, anche se il datore di lavoro provvede alla regolarizzazione nei termini previsti.
Violazioni a doppio binario
Con lo stesso messaggio, l’INPS informa di aver rilasciato l’applicativo “Gestione illeciti diffida annuale” (G.IL.D.A.) per gestire gli illeciti penali o amministrativi connessi alle violazioni al versamento di ritenute contributive commesse dai datori di lavoro.
Per tali violazioni vi è dunque un doppio binario:
- sanzione penale in caso di omessi versamenti superiore a 10mila euro annui, con pena di reclusione fino a tre anni e la multa fino a 1.032 euro;
- sanzione pecuniaria da 10 mila e 50mila euro in caso di omessi versamenti fino a 10mila euro annui.
Tempi di regolarizzazione
In entrambi i casi, il datore di lavoro ha massimo tre mesi di tempo, a partire dalla notifica dell’accertamento della violazione, per regolarizzare la propria posizione mediante il pagamento del dovuto. In caso di regolarizzazione avvenuta entro i termini, al datore di lavoro non vengono applicate la sanzione amministrativa e quella penale. La denuncia alle Autorità però scatta lo stesso.
Con l’aggiornamento dell’applicativo G.IL.D.A. – software che consente di gestire le notifiche ai trasgressori sia delle ipotesi di illecito penale che amministrativo – l’INPS ha implementato una funzionalità che permette l’emissione delle denunce di reato all’Autorità giudiziaria per gli accertamenti di violazione per omesso versamento delle ritenute d’importo superiore a euro 10 mila annui.