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Parità di genere: proposte sindacali

di Barbara Weisz

Pubblicato 9 Ottobre 2018
Aggiornato 9 Luglio 2021 15:08

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La Cgil propone un piano straordinario per l'occupazione femminile, nuovi strumenti contrattuali per la parità di genere e potenziamento dei servizi sociali e del welfare.

Investimenti pubblici, qualità del lavoro, congedi, servizi: sono le quattro leve su cui secondo la Cgil bisognerebbe agire per risolvere il problema della parità di genere nel mondo del lavoro. Che è drammatico, si legge nel reportVogliamo tutto” messo a punto dal sindacato confederale, con l’Italia agli ultimi posti in Europa insieme alla Grecia. C’è stato, nel decennio 2007-2017, un lieve aumento dell’occupazione femminile, ma la qualità dei posti di lavoro femminili è peggiorata, registrando un aumento del part-time involontario, prevalenza del tempo determinato e di contratti ultra precari.

Vediamo allora quali sono le proposte del sindacato.

Sul fronte degli investimenti, la Cgil pensa a un Piano straordinario per l’occupazione femminile, con l’individuazione di alcune filiere da dettagliare in quantità e tempistica: servizi educativi e scuola per l’infanzia, sanità, servizi di assistenza sociale, beni culturali, ricerca.

Per quanto riguarda la qualità del lavoro, viene individuata la priorità di agire sui part-time involontari, per esempio aumentando la contribuzione, magari con meccanismi potenziati nel caso di lavoratrici e i lavoratori con un figlio sotto i 12 anni o disabile a prescindere dall’età.

Vengono poi individuati una serie di strumenti per analizzare il fenomeno e altri per agire a livello contrattuale. Di seguito le proposte per contribuire alla consapevolezza e alla riduzione del fenomeno.

  • Iniziativa ad hoc sul divario retributivo, partendo dalle interessanti ricerche che già ci sono e che abbiano come obiettivo una legge sulla parità retributiva.
  • Focus apposito sulle dimissioni alla nascita dei figli, intervenendo anche con accordi presso l’ispettorato del lavoro affinché vi siano report periodici, verifiche e controlli approfonditi sulla reale volontarietà delle dimissioni stesse.
  • Piani di formazione per le RSU (rappresentanze sindacali unitarie) su divario retributivo, conciliazione, contrattazione orari e flessibilità, inquadramenti.
  • Studiare i dati in relazione ai fenomeni di digitalizzazione ed automazione: la rivoluzione tecnologica non sarà neutra, governare il cambiamento significa anche leggere gli impatti di genere della stessa e anticiparne gli effetti.

Per quanto riguarda invece la contrattazione, le proposte sono:

  • Costruire condizioni di accesso alla formazione favorevoli alle donne (con certificazione percorsi);
  • Verificare intervento della bilateralità a sostegno della parità di genere;
  • Intervenire sulla costruzione degli indici per la produttività escludendo i fattori discriminanti (ad esempio legati alla sola presenza) e valorizzando modelli organizzativi che consentano percorsi di carriera alle donne);
  • Valutare incentivi ulteriori su politiche di condivisione/conciliazione;
  • Individuare strumenti anche di natura contrattuale per contrasto ai vuoti contributivi;
  • Lavorare per il riequilibrio negli inquadramenti, anche attraverso incentivi/disincentivi alle imprese;
  • Prevedere correttivi previdenziali che rendano più equo e solidaristico il sistema pubblico quali la pensione contributiva di garanzia per le giovani e il riconoscimento del lavoro di cura;
  • Valutare percentuale obbligatoria nei livelli intermedi e apicali (quote rosa);
  • Intervento nella gestione della organizzazione del lavoro: flessibilità oraria, orari plurisettimanali, lavoro agile, come strumenti per favorire un riequilibrio fra tempi di vita e tempi di lavoro e non strumenti che rispondono solo alla logica aziendale o all’idea di concessione a fronte di un bisogno.

C’è infine un discorso più generale, che riguarda i servizi, con un particolare accento sulla salute delle donne, attraverso misure che potenzino il ruolo dei consultori e valorizzino la medicina di genere, sull’accesso alle migranti, sugli strumenti di welfare, sulla sicurezza e sulle violenze e molestie nei luoghi di lavoro.