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Quota 100: sconti pensione per donne e precoci

di Barbara Weisz

11 Settembre 2018 14:16

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Verso la Legge di Bilancio 2019, i paletti per la quota 100 sono 64 anni di età e 36 anni di contributi, sconti per donne con figli e lavoratori precoci, Ape sociale a carico dei fondi esuberi.

Prende forma la quota 100, misura fondamentale di Riforma Pensioni che il Governo intende inserire in Legge di Bilancio 2019: ci sarà il paletto dei 64 anni di età minima ma anche sconti anagrafici per donne con figli e lavoratori precoci. Non verrà prorogato l’APE sociale, l’anticipo pensionistico a carico dello Stato, sostituito da una prestazione a carico dei Fondi bilaterali.

Le anticipazioni sono di Alberto Brambilla, esperto previdenziale e consulente della Lega, che sta preparando la norma da inserire in manovra.

Dunque, per andare in pensione con la quota 100 saranno necessari 64 anni di età e 36 di contributi. Se la proposta sarà così formulata, richiedendo entrambi i requisiti, un lavoratore con 65 anni di età e 35 anni di contributi, pur raggiungendo la quota 100 (somma di età anagrafica e contributi versati) non potrà ritirarsi, mancandogli il requisito contributivo. Stesso discorso nel caso in cui un lavoratore abbia, viceversa, 37 anni di contributi e 63 anni di età. Dovrà attendere di compiere 64 anni per poter avere tutti i requisiti previsti.

Sembra che ci saranno però condizioni particolari per i lavoratori precoci, che hanno almeno un anno di contributi versati entro i 19 anni di età, e per le donne con figli. Queste categorie di lavoratori potranno con ogni probabilità andare in pensione con un requisito di età inferiore.

Per quanto riguarda coloro che attualmente prendono l’APE Social, è allo studio un meccanismo che tuteli la platea degli aventi diritto: il trattamento sarebbe a carico dei fondi esuberi. In pratica, le prestazioni non sarebbero pagate dall’INPS ma dai fondi, che sono finanziati dalle imprese e dai lavoratori.

Restano aperte una serie di questioni: non potrebbero accedere i lavoratori autonomi e tutti coloro che lavorano nelle piccole aziende (sotto i cinque dipendenti) che non hanno i fondi di solidarietà.