24Se l’autonomo continua a lavorare anche dopo aver maturato il diritto a pensione, ma gli anni in più comportano per qualche motivo una riduzione dell’assegno previdenziale, avrà comunque diritto alla pensione a lui più favorevole, applicando il principio della sterilizzazione degli anni meno favorevoli (c.d. contributi dannosi).
Lo stabilisce la Corte Costituzionale (sentenza 173/2018), secondo cui anche i lavoratori autonomi, così come i dipendenti, possono applicare tale principio, ritenendo incostituzionale la disparità di trattamento fra le due categorie.
Si può dunque ottenere una pensione più vantaggiosa nel caso in cui l’istituto previdenziale, calcolando l’assegno in base agli ultimi dieci anni di contributi, stabilisca un importo inferiore a quello che spetterebbe se si fosse andati in pensione prima, al raggiungimento del requisito di età pensionabile.
=> Come neutralizzare i contributi svantaggiosi per la pensione
Tecnicamente, la sentenza dello scorso anno ha esteso anche ai lavoratori autonomi l’ambito di applicazione di una precedente sentenza, la n.82/2017, che aveva ritenuto incostituzionale la parte della legge 297/1982, nella parte dell’articolo 3 in cui:
non prevede che, nell’ipotesi di lavoratore che abbia già maturato i requisiti assicurativi e contributivi per conseguire la pensione e percepisca contributi per disoccupazione nelle ultime 260 settimane antecedenti la decorrenza della pensione, la pensione liquidata non possa essere comunque inferiore a quella che sarebbe spettata, al raggiungimento dell’età pensionabile, escludendo dal computo, ad ogni effetto, i periodi di contribuzione per disoccupazione relativi alle ultime duecentosessanta settimane, in quanto non necessari ai fini del requisito dell’anzianità contributiva minima.
Lo stesso principio si applica anche al caso in cui il lavoratore abbia continuato a lavorare.