Orario di lavoro flessibile e possibilità di coniugare il lavoro di consegna con quello in sede: sono le caratteristiche del primo contratto di lavoro per riders siglato in Europa, da associazioni datoriali della logistica e sindacati confederali, che fanno definitivamente rientrare questi lavoratori nell’ambito del lavoro dipendente.
E’ questa la novità più importante, che ribalta alcune sentenze che reputano tale attività come lavoro autonomo. I rider avranno quindi tutte le coperture salariali, assicurative, previdenziali e contrattuali, come bilateralità e assistenza sanitaria integrativa.
I lavoratori che effettuano le consegne a domicilio sono inquadrati nell’ambito del CCNL Logistica. E, come sottolineano Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti: è:
l’unico e primo contratto nazionale in Europa che disciplina l’attività dei rider in Italia, riconoscendone anche la natura prettamente di trasporto.
Nel dicembre scorso, quando è stato firmato il rinnovo, era stata già prevista questa figura tipica della gig economy, scegliendo però di rimandare la definizione di tutele e doveri a una successiva trattativa, che ora si è conclusa positivamente.
L’orario di lavoro standard è di 39 ore settimanali, con un minimo di due e un massimo di otto al giorno, distribuibili su sei giorni. L’azienda deve fornire una serie di DPI (dispositivi di protezione individuale) come pettorine catarifrangenti e caschi. E’ prevista la contrattazione di secondo livello, per definire ad esempio i criteri per i premi di produttività.
Come spiega Quirino Archilletti, della Fit-Cisl nazionale:
abbiamo coniugato tutte le tutele necessarie ai lavoratori con la flessibilità richiesta dal tipo di prestazione lavorativa.
Per il segretario nazionale Maurizio Diamante:
è confermato il ruolo determinante del sindacato e della contrattazione per trovare le risposte alle questioni sempre nuove che riguardano i lavoratori.
A questo punto, il sindacato chiede al Governo di riattivare il tavolo della logistica, per «trovare soluzioni al dumping, al caporalato e agli altri problemi che assediano la logistica italiana e che le impediscono di svilupparsi a vantaggio della nostra economia».