«Non avete nulla di cui preoccuparvi» sintetizza il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio. «Nessuno può dire che siamo contro le imprese» aggiunge il premier, Giuseppe Conte. Così il Governo risponde alle preoccupazioni delle associazioni imprenditoriali, Confindustria in testa, che criticano il Decreto Dignità nella parte in cui prevede la stretta sui contratti a termine e altre misure su lavoro e imprese.
Il provvedimento, secondo Viale Astronomia, è «un segnale molto negativo per il mondo delle imprese». E ancora: mentre «i dati Istat raccontano un mercato del lavoro in crescita, il Governo innesta la retromarcia rispetto ad alcune innovazioni che hanno contribuito a quella crescita. Peraltro, le nuove regole saranno poco utili rispetto all’obiettivo dichiarato – contrastare la precarietà – perché l’incidenza dei contratti a termine sul totale degli occupati è, in Italia, in linea con la media europea. Il risultato sarà di avere meno lavoro, non meno precarietà».
Su questo specifico punto Di Maio risponde: «non riconosco da ministro del Lavoro gli attuali dati sull’occupazione come positivi (a maggio, +0,5% sul mese precedente). In questi anni i ministri dicevano che l’occupazione andava meglio, e si sono fatto odiare dai cittadini. Perché quei dati segnavano solo nuovi record di iperprecariato».
Il ministro rassicura le imprese sulla volontà del Governo di mettere a punto nuove misure a loro favore, intervenendo in particolare su due fronti: sburocratizzazione e semplificazione, e vantaggi fiscali, per ridurre il costo dei contratti. Ma «senza abbassare i diritti», insiste Di Maio. L’abbassamento del costo del lavoro sarà selettivo, concentrato sulle categorie di imprese e sui settori che possono maggiormente contribuire allo sviluppo dell’economia, come il Made in Italy, e le tecnologie, che meritano una marcia in più perchè ci faranno dare più posti di lavoro alle persone».
Comunque, ci tiene a precisare Conte, «non aboliamo i contratti a termine», prevedendo semplicemente strumenti di regolamentazione «per evitare che il precariato diventi condizione di vita esistenziale oltre che normativa». Il capo del Governo ricorda che restano, per le imprese, gli incentivi sulle assunzioni a tempo indeterminato».
Di Maio insiste su un punto: l’incremento del lavoro stabile fa crescere l’economia, a tutto vantaggio delle imprese.
Alle quali comunque promette nuove semplificazioni, sull’onda delle norme su Redditometro, Spesometro e split payment. In questo senso, l’appuntamento sarà la prossima manovra di bilancio.