Ultime settimane per presentare domanda di APE Sociale: entro il 15 luglio bisogna inviare la richiesta all’INPS. Si tratta già di una proroga, nel senso che la scadenza originaria era lo scorso 31 marzo. E’ stata la Legge di Bilancio a prevedere, per le domande 2018, una seconda finestra a partire dal primo aprile fino alla data indicata.
Le domande inviate in questo intervallo di tempo vengono lavorate dall’INPS entro il 18 ottobre, data entro la quale arriverà la certificazione del diritto oppure una risposta negativa.
Dopo metà luglio, sarà ancora possibile presentare la domanda di APe sociale entro il 30 novembre, m in questo caso non c’è alcuna certezza sul fatto che l’istituto di previdenza prenda in considerazione la richiesta.
Le domande arrivate dopo il 15 luglio vengono lavorate solo nel caso in cui quelle presentate entro i termini non esauriscono le risorse a disposizione. Non è da escludere che anche le richieste tardive alla fine diano luogo all’APE: l’anno scorso, ad esempio, le domande arrivate entro il termine originario non hanno esaurito le risorse. Ma era il primo anno di applicazione del beneficio previdenziale, la finestra di presentazione delle domande era stata ridotta rispetto a quest’anno e anche la platea degli aventi diritto meno ampia. Quindi, in questo 2018 il rischio di restare fuori nel caso di domande presentata oltre il termine del 15 luglio è più alto.
C’è anche da aggiungere che l’APE sociale è una misura sperimentale, al momento prevista solo fino al 31 dicembre 2018, quindi chi non rientra nella platea quest’anno potrebbe poi non avere la possibilità di ripresentare domanda nel 2019. Il Governo, secondo le anticipazioni, non sarebbe intenzionato a prorogare l’APE preferendo introdurre nuove forma di flessibilità in uscita, come la quota 100 o la pensione anticipata con la quota 41 per tutti.
Ricordiamo che l’APE sociale è accessibile a coloro che abbiano almeno 63 anni e rientrino in una delle quattro categorie previste dalla legge 232/2016 (disoccupati, caregiver, lavoratori con disabilità pari almeno al 74%, addetti a mansioni gravose). Ci vogliono anche 30 o 36 anni di contributi, a seconda della categoria di appartenenza.
Rispetto al 2017, possono accedere anche i disoccupati per scadenza di contratto a termine (l’anno scorso esclusi), i caregiver fino al secondo grado di parentela o affinità, nuove tipologie di lavori gravosi.