Possibile marcia indietro di Luigi di Maio su contratti a termine e somministrazione: la protesta delle aziende potrebbe portare il Ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico a stralciare dal suo Decreto Dignità le misure contro la precarietà, dopo aver già rimosso il capitolo Gig Economy (spostato in un provvedimento a parte sulla tutela dei rider, con avvio dei lavori il 2 luglio).
E’ stato un coro pressoché unanime quello levatosi dalle associazioni imprenditoriali contro le prime mosse del Governo in materia di leggi sul lavoro. Con l’obiettivo di bloccare sul nascere quanto dovrebbe arrivare in consiglio dei ministri nelle prossime ore.
Leggi la bozza: Decreto Dignità – schema del provvedimento
Per quanto riguarda la somministrazione, Di Maio ha annunciato di voler abolire quella a tempo indeterminato e rendere più onerosa quella a termine (+0,5 punti per ogni rinnovo, a partire dal secondo), ma è da capire come risponderà alle osservazioni dei rappresentanti di categoria. In base alle anticipazioni potrebbe sparire la norma che abolisce lo staff leasing.
Le richieste delle aziende sulla contro-riforma del Jobs Act si concentrano però sul contratto a termine: niente ripristino del causalone dopo i primi 12 mesi e niente strette sui rinnovi (cinque e non quattro, come preannunciato).
Le proteste
«L’occupazione non si genera irrigidendo le regole» segnala Vincenzo Boccia, numero uno di Confindustria, che chiede al Governo un confronto.
Confcommercio ritiene che con il ritorno alla causale per giustificare il contratto a tempo determinato si rischi «il ritorno ad un periodo di incertezza, ad un incremento del contenzioso e ad una potenziale ricaduta negativa sull’occupazione», con un impatto particolarmente negativo su settori come il terziario e il turismo, che «utilizzano questo contratto per far fronte alle variabili esigenze di mercato» e, in linea con Viale Astronomia, chiede un dialogo con le parti sociali.
Stessa richiesta da Confesercenti, a sua volta preoccupata per il turismo, con una norma che arriva a stagione estiva iniziata «e riguarda i contratti in essere».
Come si vede, dal mondo delle imprese la misura più criticata è quella relativa al contratto a termine, soprattutto da parte delle PMI del commercio.
Confindustria, in realtà, chiede che il confronto venga aperto anche sugli altri temi al centro del decreto, come la delocalizzazione (la norma annunciata impedisce alle imprese che hanno utilizzato agevolazioni statali di delocalizzare nei successivi dieci anni, anche in altri paesi UE).