Non ci sono le condizioni per applicare la quota 100 e la pensione anticipata a 41 anni, che comunque penalizzano molti lavoratori, soprattutto se verranno attuate a scapito di altri strumenti attualmente esistenti come l’APe Sociale, che garantisce tutela a specifiche fasce di popolazione.
E’ la posizione della Cgil sulla Riforma pensioni del Governo Conte, che inizia a delinearsi attraverso il dibattito delle ultime settimane e che vede l’ipotesi di inserire la quota 100 nella prossima Legge di Stabilità, rinviando invece la pensione anticipata con 41 anni di contributi.
«Il ministro del Lavoro e dello Sviluppo, Luigi Di Maio, parla di quota 100 e quota 41: il problema è che per funzionare quei numeri devono essere accompagnati da una serie di condizioni che attualmente non ci sono» spiega Roberto Ghiselli, segretario confederale Cgil. Il quale boccia la formulazione della quota 100 con almeno 64 anni di età e 36 anni di contributi, che «presuppone il ricalcolo contributivo di tutto il montante e una carriera lavorativa molto costante».
C’è però una platea, rappresentata da disoccupati, cassaintegrati, invalidi, addetti a lavori gravosi, caregiver, a cui attualmente l’APe sociale garantisce l’uscita a 63 anni, che invece non sarebbe coperta dalla quota 100.
Ricordiamo che l’APe social è attualmente operativo in via sperimentale fino al prossimo 31 dicembre 2018, poi in mancanza di decisioni da parte dell’esecutivo è destinato a terminare. E il programma dell’esecutivo non sembra prevederne la proroga, o l’inserimento strutturale nella Riforma.
I nuovi strumenti di flessibilità in uscita previsti sono la quota 100 e la pensione anticipata con 41 anni di contributi. Qui la Cgil è d’accordo, «penso che un lavoratore, così come una lavoratrice, dopo 41 anni di contributi debba avere la possibilità, senza altri vincoli, di andare in pensione» sottolinea Ghiselli.
Ma in generale la Cgil avverte l’esigenza di correggere la proposta governativa occupandosi maggiormente delle donne e dei giovani precari, categorie che risultano di fatto penalizzate dalle attuali proposte di flessibilità in uscita. Quindi, proposte per assicurare una pensione dignitosa anche a chi ha carriere discontinue, anche con opportune correzione al sistema di calcolo contributivo. E, in generale, una Riforma che affronti le questioni di medio lungo periodo, assicurando le future generazioni di pensionati.