La Riforma del Lavoro del nuovo Governo Conte prevede modifiche strutturali al sistema ma il ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, parte in quarta annunciando in un sol colpo: giro di vite sui contratti a termine, potenziamento incentivi assunzioni a tempo indeterminato, centri per l’impiego e reddito di cittadinanza. L’occasione è un’intervista rilasciata al Sole 24 Ore.
La stretta sul tempo determinato potrebbe arrivare già con il Decreto Dignità, che è sul tavolo del Consiglio dei ministri.
Prevede la reintroduzione del causalone che impone all’azienda di motivare l’assunzione a termine, e la riduzione delle proroghe da cinque a quattro.
L’idea di fondo è quella di favorire il contratto a tempo indeterminato, ed evitare che ci sia un ricorso indiscriminato ai rinnovi, non è più ammissibile che ci siano contratti di settimane o un mese che vengono rinnovati senza una causalità, ma a discrezione dell’azienda.
Previsto un periodo cuscinetto a salvaguardia dei contratti in essere.
Più di ampio respiro le altre misure in agenda, ad esempio gli inventivi per le assunzioni a tempo indeterminato. Ci sono già, in manovra, destinati ad esempio ai giovani e al Sud, ma i risultati sono modesti, probabilmente perché «questi sgravi non sono stati sufficienti a rendere vantaggioso il contratto a tempo indeterminato», spiega il ministero, che annuncia un adeguamento degli incentivi assunzioni a tempo indeterminato per far ripartire il lavoro per i giovani e a creare sviluppo nel Mezzogiorno.
Cardine della Riforma, saranno i centri per l’impiego, di cui va potenziato il ruolo di snodo fra domanda e offerta di lavoro, attraverso i quali passerà il reddito di cittadinanza, e che in generale, sottolinea Di Maio, «devono essere l’hub su cui si dipanano le politiche per il lavoro». Anche qui, per ora nulla di più, quindi restano i programmi ma ancora non si conoscono i tempi di attuazione. Sembrano invece più imminenti le misure relative ai contratti a termini, e (sempre per quanto riguarda le aziende), quelle contro la delocalizzazione, che tolgono agevolazioni alle imprese che investono oltreconfine.
Ricordiamo infine che un punto fondamentale del programma di Governo sul lavoro, di cui però al momento Di Maio non parla, riguarda l’introduzione del salario minimo per legge. Non è evidentemente un punto di imminente realizzazione, mentre da segnalare, fra i primi atti dell’esecutivo in materia di lavoro, l’apertura di un tavolo con le associazione datoriali dei riders per definire un contratto o regole nazionali di riferimento.