Superare la Riforma delle Pensioni Fornero per garantire al mercato del lavoro maggiore flessibilità in uscita è uno dei punti cardine del contratto di Governo Lega-M5S, attualmente l’idea è di introdurre la quota 100 per garantire l’accesso alla pensione con 35 anni di contributi e 64 anni di età con un assegno calcolato interamente contributivo, quindi più basso. Misura che dovrebbe decretare l’addio all’APe Social, penalizzando però le categorie che attualmente possono beneficiare dell’anticipo pensionistico a carico dello Stato.
Si studia inoltre la possibilità per tutti di andare in pensione con 41 anni di contributi, a prescindere dall’età anagrafica. La cosiddetta quota 41 oggi è riservata ai lavoratori precoci, ovvero a coloro che 19 anni abbiano lavorato per almeno 12 mesi effettivi, anche non continuativi, e abbiano maturato l’anzianità contributiva necessaria al 31 Dicembre 1995.
Opzione Donna verso la proroga
Sul piatto anche il ripristino dell’Opzione Donna che consentirà alle donne di andare in pensione con 58 anni di età e 35 anni di contributi, accettando il calcolo della pensione con il metodo contributivo. Possibilità che finora era stata concessa solo a patto di aver maturato i requisiti richiesti entro il 31 dicembre 2015.
Addio APe Social
Il possibile addio all’APe social è l’ipotesi allo studio che preoccupa di più. Ad esempio Mauro D’Achille, amministratore del gruppo Lavoro e Pensioni, dichiara:
Togliere quanto di migliorativo fatto finora come APe e precoci, in previsione di un qualcosa non ben definito né tantomeno discusso con le parti sociali e che potrebbe essere peggiorativo rispetto alla Fornero lo trovo a dir poco imbarazzante.
Tra le più penalizzate ci sono proprio le donne le quali, se madri, al momento possono contare su uno sconto di un anno sul requisito contributivo per ogni figlio, con un massimo di due anni, facendo scendere l’asticella per l’accesso all’APe Social a 28 anni di contributi. Con le nuove regole, le stesse lavoratrici potrebbero dover aspettare diversi anni in più per accedere alla pensione e con assegni decisamente più bassi.
Discorso simile per i lavoratori impiegati in attività gravose, che oggi possono andare in pensione a 63 anni con Quota 99 (63 più 36 di contributi).
Penalizzati anche i lavoratori che hanno diversi anni di Cassa Integrazione, perché con le nuove regole verrebbero esclusi alcuni anni di contributi figurativi previsti dalle regole sulla CIG: non possono infatti essere conteggiati più di due anni di contributi figurativi.