Per portare a termine la nuova Riforma delle Pensioni, basata sulla quota 100 e sulla pensione per tutti con 41 anni di contributi, servirebbero 15 miliardi di euro: per il Presidente INPS, Tito Boeri, i 5 miliardi stanziati nel contratto di Governo tra Lega e M5S per la flessibilità in uscita non sono sufficienti.
Riforma Pensioni: stime INPS
Boeri, al Forum PA 2018, dichiara le sue previsioni di costo della Riforma delle Pensioni: il costo immediato della misura sarebbe di 15 miliardi l’anno, per poi salire a regime a 20 miliardi, portando il debito implicito a 120 miliardi di euro. Insomma, per il Presidente INPS, l’ipotesi contenuta nel contratto di Governo è insostenibile.
Perché la cifra stanziata dal contratto di Governo (5 miliardi) possa essere realistica ci sarebbe bisogno di inserire finestre che impongano un ritardo di 15 mesi nell’accesso al pensionamento. In sostanza si tratterebbe di una quota superiore a 101 che porterebbe a ridurre i costi a 7 miliardi per il primo anno e a 13 miliardi a regime.
Un’altra soluzione potrebbe essere quella di non considerare nel calcolo gli anni dei contributi figurativi o i riscatti.
Tutto da definire, poi, il destino dell’APe Sociale, che oggi consente ad alcune tipologie di lavoratori tutelati di andare in pensione con una quota inferiore a 100 (63 anni di età e 30 o 36 anni di contributi a seconda dei casi).
A questo punto sembra improbabile una proroga del Governo oltre il 31 dicembre 2018, quando scadrà la misura sperimentale. Diversamente, non ci sarebbero le coperture per la quota 100.
Bisognerebbe essere molto espliciti, avere l’onestà intellettuale di dire cosa vogliono fare e che cosa c’è e cosa non c’è esattamente in quota 100.
C’è infine il capitolo dedicato al taglio pensioni oltre 5mila euro al mese non giustificate dai contributi versati. Maggiore chiarezza aiuterebbe a tracciare meglio il perimetro delle risorse.
Resta dunque da capire come il nuovo governo intenda intervenire sulle pensioni d’oro e i vitalizi dei parlamentari.