Ultime ore per coloro che hanno maturato i requisiti per l’APE Volontaria fra il primo maggio e il 18 ottobre 2017 e vogliono chiedere la retroattività: la domanda va presentata entro il prossimo 18 aprile. Si tratta della regola prevista dalla circolare attuativa sull’APE volontaria del 18 ottobre 2017, che concede sei mesi di tempo a chi intende esercitare l’opzione per ottenere il beneficio previdenziale con i ratei arretrati. Ricordiamo che la scelta va fatta con la seconda domanda, quindi bisogna essere in possesso della certificazione del diritto. In base agli ultimi dati forniti dall’INPS, sono 5mila 214 le domande di certificazione del diritto che sono state accolte relative a persone che possono esercitare questa opzione.
La possibilità di presentare la relativa domanda è attiva dallo scorso 12 aprile. Secondo i dati comunicati da Banca Intesa, l’unico istituto che al momento ha aderito alla convenzione per finanziare il beneficio previdenziale, in media il prestito richiesto è pari a 1100 euro, con una durata di 34 mesi.
Ricordiamo che l’APE volontaria non è uno strumento di welfare ma un anticipo pensionistico, che il beneficiario restituisce poi quando matura l’assegno previdenziale vero e proprio, con 12 rate annuali per 20 anni. La domanda si presenta all’INPS, che resta il referente per l’assistito, ma il prestito è finanziato dal sistema bancario, in base a specifica convenzione firmata dall’ABI (alla quale fino ad ora ha aderito solo IntesaSanPaolo), ed è coperto da una polizza assicurativa contro il rischio di premorienza.
La misura è stata introdotta dalla Legge di Stabilità 2017, ma è completamente operativa solo da quest’anno: dal 13 febbraio scorso si può presentare la domanda di certificazione del diritto, mentre dal 12 aprile sono attive anche le procedure per presentare la domanda di APE da parte di chi ha già ottenuto la risposta positiva dall’INPS.
I requisiti per chiedere l’APE: almeno 63 anni di età, 20 anni di contributi, al massimo tre anni e sette mesi alla maturazione della pensione di vecchiaia, un trattamento pari a 1,4 volte il minimo.
Non è necessario smettere di lavorare, quindi si può chiedere il trattamento e continuare la propria attività, aumentando così il montante contributivo in base al quale sarà calcolata la pensione, e ammortizzando quindi l’impatto della rata di restituzione del prestito.