L’APE aziendale è solo l’ultimo dei tasselli che si aggiunge alle diverse forme di pensione anticipata a cui possono ricorrere le imprese per rendere più flessibile l’uscita dei dipendenti più anziani: pensiamo infatti all’isopensione (incentivo esodo Fornero), al part-time per la pensione, alla staffetta generazionale della solidarietà espansiva, o alle prestazioni specifiche dei fondi di solidarietà settoriali. Vediamo una panoramica delle diverse possibilità di pensione anticipata a disposizioni per i lavoratori vicini all’età pensionabile.
APE aziendale
Insieme all’APE volontario, a febbraio 2018 è partito anche l’APE aziendale, anticipo pensionistico in parte pagato dall’impresa. La platea dei destinatari è la stessa prevista per l’APE volontario, quindi ci vogliono 63 anni di età, 20 anni di contributi versati a un’unica gestione previdenziale, al massimo 3 anni e sette mesi dalla pensione di vecchiaia, un assegno maturato pari ad almeno 1,4 volte il minimo (circa 702 euro al mese).
Anche il meccanismo è lo stesso dell’APE volontario: il lavoratore riceve il trattamento che poi restituirà a rate distribuite su 20 anni sulla pensione. La differenza è che l’azienda continua a pagare i contributi, aumentando quindi il montante sul quale sarà calcolata la pensione, che di conseguenza sarà più alta rispetto a quella maturata al momento della richiesta di APE. Questo contributo aziendale dovrebbe, in tutto o in parte, ammortizzare il peso delle rate di restituzione. Il lavoratore deve smettere di lavorare (requisito invece non richiesto nel caso dell’APE volontario) e ci vuole un accordo sindacale.
La isopensione, o esodo Fornero, prevista dalla legge 92/2012, è prevista solo per i dipendenti delle imprese con almeno 15 dipendenti. Consente di ritirarsi a coloro a cui mancano al massimo sette anni dalla pensione, continuando a percepire un trattamento, pagato dall’azienda, pari alla pensione maturata, completo di copertura contributiva (in modo che la pensione continui a maturare).
Attenzione: la legge originaria prevede che l’esodo Fornero sia utilizzabile quando mancano al massimo quattro anni alla pensione, il periodo è stato allungato a sette anni per il periodo 2018-2020 dalla legge di Bilancio 2018 (comma 160 legge 205/2017).
Altro strumento attivabile fino alla fine del 2018, il part-time per la pensione previsto in via sperimentale dalla manovra 2016. Utilizzabile a tre anni dalla pensione, consente di trasformare il rapporto in un parti time non inferiore al 40% e non superiore al 60%. Lo stipendio viene di conseguenza rimodulato, ma i contributi previdenziali restano pieni, per cui il lavoratore non subirà una penalizzazione sull’assegno pensionistico.
Ci sono poi forme di solidarietà settoriale (ad esempio, nel settore bancario) che prevedono forme di prepensionamento con sette anni di anticipo.
Infine, la possibilità di trasformare in part-time il rapporto di lavoro dei dipendenti a cui mancano al massimo due anni alla pensione da parte di imprese che applicano contratti di solidarietà espansiva per aumentare la forza lavoro. Ci vuole un accordo individuale, l’azienda paga parte del trattamento pensionistico in modo che il lavoratore continui a percepire lo stesso stipendio. Si tratta di uno strumento introdotto dal dlgs 148/2015, ma che di fatto non viene applicato per mancanza di provvedimenti attuativi.