Non c’è dolo nella scelta dell’imprenditore in crisi di privilegiare gli stipendi dei lavoratori al pagamento della tasse. Questo l’orientamento evidenziato da una recente sentenza della Corte di Cassazione che ha accolto il ricorso di una imprenditrice di Brescia che si è trovata a dover affrontare una durissima crisi tra il 2009 e il 2010
=> Incostituzionalità del lavoro gratuito
Crisi aziendale: retribuzione e tasse
In una situazione di difficoltà economica e di gravissima crisi di liquidità l’imprenditrice ha dovuto scegliere tra pagare gli stipendi o le tasse e ha scelto di non lasciare gli oltre 200 dipendenti senza stipendio, rendendosi però colpevole agli occhi del fisco di reato penale per omesso versamento di oltre 870mila euro tra imposte e contributi. Inizialmente la Corte d’appello aveva condannato tale condotta, respingendo la difesa dell’imprenditrice non riscontrando elementi che potessero giustificare il reato fiscale, la Cassazione però si è mostrata di diverso avviso.
Diritto costituzionale
I giudici supremi hanno richiamato quanto scritto nella Costituzione a tutela del “diritto al lavoro e alla conseguente retribuzione”, considerando la crisi economica una “causa di forza maggiore“. Il comportamento dell’imprenditrice non è stato dunque guidato dalla volontà di evadere il Fisco, quanto da quella di non privare i lavoratori del loro diritto costituzionale al lavoro e alla retribuzione.
Fonte: Cassazione – sent. n. 6737/2018.