Comincia da qui il secondo tempo dell’apprendistato. E’, infatti, pronta la riforma pensata dal Ministero del Lavoro che prevede l’annullamento della quota di stabilizzazione del 20% per poter assumere nuovi apprendisti per le aziende con più di 50 dipendenti, l’azzeramento della contribuzione per i primi tre anni anche per le aziende con più di 9 addetti e l’introduzione delle tutele crescenti per consentire la risoluzione del rapporto durante la fase formativa.
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Il pacchetto di proposte pensate dal Ministero del Lavoro è quasi pronto. Dopo di che l’apprendistato cambierà volto. L’obiettivo è quello di provare a rilanciare l’apprendistato di primo livello, per il conseguimento della qualifica o del diploma, e di terzo livello, per l’alta formazione e la ricerca. La verità è che l’utilizzo di queste forme contrattuali da parte delle aziende è pressoché marginale e, pertanto, necessita di una spinta più incisiva. Per questo motivo il ministero del Lavoro ha pensato di introdurre alcune modifiche per rendere ancora più appetibile questa forma di lavoro con nuovi sgravi e meno vincoli. L’idea è quella di collegare l’apprendistato di primo e terzo livello alla stipula di un cosiddetto protocollo formativo tra imprese e istituzione scolastica presso cui lo studente è iscritto prevedendo che almeno il 50% dell’intero orario del percorso possa essere svolto on the job con contratto di apprendistato.
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Ma non finisce qui, poiché le imprese che assumono apprendisti potrebbero essere esonerate dalla retribuzione per l’intero monte ore di formazione contro una retribuzione attuale del 35% del monte ore complessivo per l’apprendistato di primo livello e del 100% per l’apprendistato di terzo livello. Prevista anche la possibilità di azzerare la contribuzione anche per le imprese con più di 9 addetti. Infine si sta pensando anche di assoggettare il licenziamento illegittimo nell’apprendistato al regime delle tutele crescenti.