Sono il 99% delle aziende europee, occupano l’80% degli addetti, producono i 2/3 dell’intero valore aggiunto, pesano per il 57% sul PIL UE, sono circa 20 milioni e 1/5 hanno sede in Italia: ecco i dati sulle PMI in Europa diffusi dal Ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi nel suo intervento alla 3a edizione della “Assemblea della piccole e medie imprese” (Napoli 1-3 0ttobre), nel quadro della “Settimana europea delle PMI”, in cui si è affrontato il tema delle nuove sfide per la crescita e l’occupazione in un quadro di crisi.
In questo senso, la Commissione Europea si avvia a varare un nuovo Small Business Act, tenendo conto delle
“difficoltà per le PMI che vengono dalla mancanza di liquidità e dalle difficoltà di accesso al credito, che sono il maggiore ostacolo alla crescita, agli investimenti e all’innovazione”
come ha dichiarato il commissario uscente all’industria Ferdinando Nelli Feroci, intervenendo a Napoli. Secondo il ministro Guidi, per riguadagnare competitività e crescita l’Europa deve puntare su tre leve fondamentali, che corrispondono alle priorità delle SBA: innovazione, internazionalizzazione (su mercati nazionali, europei e globali), accesso al credito.
Sull’innovazione l’Europa spende meno di Usa e Giappone. L’Italia investe in ricerca ancora meno della media europea. L’Italia ha cercato di sostenere le startup anche con nuovo strumenti come l’equity crowfunding e ad oggi sono 2600 le start-up e 30 gli incubatori certificati.
Quanto all’internalizzazione bisogna muoversi, ricorda Guidi, in uno scenario in cui nel 2030 si prevede che il 60% della crescita mondiale sarà generato dalle economie emergenti. Oggi solo il 13% delle PMI europee fa business extra-UE.
Riguardo all’accesso al credito, nel 2013 in Europa solo una PMI su tre ha dichiarato di aver ricevuto i finanziamenti necessari; ad essere penalizzate sono soprattutto le micro-imprese sotto i 12 dipendenti e quelle in attività da meno di 2 anni. In Europa un ruolo importante è stato svolto dalla BEI (Banca Europea per gli Investimenti) con finanziamento sia diretto che indiretto al sistema delle imprese. L’Italia ha sostenuto l’accesso al credito attraverso il Fondo centrale di garanzia che solo nel 2013 ha accolto 77 mila operazioni per 10,8 miliardi e 6,4 miliardi di garanzie e con vari strumenti come ad esempio i minibond (7,5 miliardi) e il governo italiano ha appoggiato l’idea di un unico mercato europeo per i bond delle piccole e medie aziende.