Forse dovremmo ricrederci, aprire definitivamente gli occhi e renderci conto di aver messo le scarpe nuove e il vestito della festa a un cadavere. Per quanto il paragone sia macabro sembra adattarsi perfettamente all’attuale condizione economica italiana. Probabilmente, in questi ultimi cinque anni di crisi, in molti abbiamo sperato di vivere in un Paese diverso, qualcuno ci ha creduto e in pochi ne erano addirittura convinti. Ma la verità è che Italia assomiglia sempre più a un malato terminale e la cosa grave è che il macchinario che fino ad oggi l’ha tenuto in vita si è rotto.
Che fine hanno fatto le promesse di ben tre governi diversi? Che fine ha fatto la tanto agognata ripresa? Dove sono andati a finire tutti i sacrifici richiesti agli italiani, le lacrime che abbiamo versato e il sangue che abbiamo donato?
Abbiamo addirittura affidato un incarico di spending review ad un commissario che oggi ringrazia, saluta ed esce di scena. E come se non bastasse, il ministro dell’Economia informa che la situazione economica in Italia è meno favorevole rispetto alle previsioni.
Come sono state fatte queste previsioni e quanto di discostano dalla realtà? Con uno spread così basso l’Italia dovrebbe decollare e invece stiamo ancora qui a leccarci le ferite. Dove sono i benefici derivanti dall’applicazione dei tassi di interesse così bassi? I contribuenti non ne traggono vantaggio e neppure i risparmiatori, costretti ad acquistare Bot semestrali che offrono un rendimento dello 0,236% sul quale occorre anche pagarci le tasse.
Il PIL italiano del primo trimestre è sceso dello 0,10%; quello Usa del secondo trimestre è esploso del 4%. C’è un abisso di differenza. E in attesa dei dati ISTAT relativi al secondo trimestre diffusi il 6 agosto il ministero dell’Economia cerca di aprire il paracadute prevedendo che, se andrà bene – e fate attenzione all’uso non proprio casuale della condizione “se” – la crescita risulterà comunque dimezzata rispetto alle stime del DEF di aprile (0,8%).
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A queste condizioni e in questo clima di assoluta incertezza e di volatilità vorremmo almeno risposte precise. Riuscirà l’Italia ad uscire dal guado? E se sì, quando?