Renzi ha deciso di pensare a quei lavoratori che vorrebbero andare in pensione. Era ora. Finalmente un governo che parla di flessibilità in uscita, percorso agevolato verso la pensione che la legge Fornero aveva reso faticoso costringendo, di fatto, a rimanere al lavoro per qualche anno ancora. Grazie all’APE i lavoratori con i requisiti potranno abbandonare uffici e fabbriche e godersi di un po’ di tranquillità. Attenzione, però. L’Anticipo Pensionistico rischia di trasformare il diritto alla pensione in un grande pasticcio. C’è, infatti, un cavillo burocatrico da affrontare. Chi vuole andare in pensione deve accendere un mutuo. Poca roba, sia ben chiaro. Solo vent’anni. Accendete un mutuo ventennale e preparate le valigie: si parte per la pensione.
Pensioni, lavoro e IRPEF nei piani di Governo
La nuova misura finalizzata a dare flessibilità in uscita al sistema previdenziale prevede che, in linea di massima, a partire dal prossimo anno i lavoratori over 63 potranno scegliere di andare in pensione con un anticipo massimo di tre anni rispetto al raggiungimento dell’età per il diritto alla pensione di vecchiaia, che attualmente è di 66 anni e 7 mesi per gli uomini e un anno in meno per le donne. Fin qui tutto bello, la premessa è ottima e le aspettative sono elevate. Ma la creatività del legislatore è andata oltre, coinvolgendo nel complesso processo di quiescenza anche le banche. Potevano mai rimanerne fuori? In buona sostanza chi vuole andare in pensione anticipata dovrà fare un prestito da restituire in vent’anni. E per convincere le banche ad aprire il caveau e sganciare moneta si è pensato di porre una bella garanzia da parte dello Stato. Così anche le future generazioni si troveranno questo impegno sulle spalle. Un intervento da veri statisti. Quindi, il lavoratore che vuole andare in pensione dovrà richiedere a una banca un prestito garantito dallo Stato. Il prestito servirà ad anticipare l’assegno netto per gli anni che mancano per andare in pensione. L’importo complessivo dovrà essere restituito in banca entro i vent’anni successivi attraverso un abbattimento, non superiore al 15%, dell’assegno pensionistico mensile. Una volta la pensione spettava di diritto; oggi se vuoi andare in pensione devi accendere un mutuo rimborsabile in 13 comode rate mensili. Da diritto a grande pasticcio.